Conversazione 10/04/2010
10 aprile 2010
Il Vangelo di Giovanni in chiave sponsale
Il nuovo sesto giorno
Il Vangelo di Giovanni può essere letto da tanti punti di vista. Per Giovanni Gesù è luce, fa vedere attraverso tantissimi significati. Perciò il testo stesso è "luminoso", è talmente ricco, pieno di significati che si possono scegliere varie chiavi di interpretazione, una di quelle è senz'altro la chiave nuziale. Tentiamo di scoprire quanto Giovanni contribuisce all'approfondimento e alla realizzazione del progetto iniziale di Dio "Facciamo l'uomo a nostra immagine".
E' già il primo capitolo del Vangelo che orienta tutto il testo in un'ottica nuziale:
"Il dato cronologico, il terzo giorno, che apre l'episodio di Cana, completa la rigorosa successione, giorno dopo giorno, cominciata in 1, 29. Si può dire che Giovanni crea una sequenza cronologica con l'unica intenzione di datare l'episodio di Cana. … Secondo il modo di parlare di quel tempo, "il terzo giorno" significa due giorni dopo. Il giorno in cui avviene l'episodio di Cana è pertanto, nella successione creata dall'evangelista, il giorno sesto. Ebbene, il sesto giorno, secondo il racconto delle origini, era stato quello della creazione dell'uomo (Gn 1,26-31).
L'autore crea così il simbolismo temporale, per indicare che tanto l'attività quanto la morte di Gesù sono la continuazione e il culmine dell'opera creatrice di Dio. In effetti, in 11,55 si annuncia l'ultima Pasqua e in 12,1 si apre un altro periodo di sei giorni: sei giorni prima della Pasqua, che culminerà con la morte di Gesù, collocata anch'essa da questo dato cronologico nel giorno sesto, giorno dei preparativi e vigilia della Pasqua (19, 31.42)"(1)
Di fatto se guardiamo il testo da vicino possiamo contare i giorni che compongono la settimana inaugurale della vita pubblica di Gesù a partire dal "primo" giorno della creazione, dal "principio": "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. … Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! … Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. … Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi".... Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù."(2)
Il Vangelo di Giovanni presenta in un certo modo tutta la vita di Gesù come l'opera del Verbo che riprende in mano il sesto giorno della creazione per ricreare nella sua stessa vita l'essere umano, la nuova creatura. Lui, Gesù, è il Verbo-Progetto originale sull'uomo fatto carne per rimodellare l'uomo quasi dal suo interno, dalla sua carne, secondo il suo Progetto iniziale che è la stessa persona del Verbo!
Ma l'evento della creazione dell'uomo, l'opera divina del sesto giorno è un evento nuziale. L'essere umano è creato in modo sponsale: "Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò."(3)
Di fatto Giovanni caratterizza, celebra il sesto giorno con le nozze di Cana. Anche la ricreazione dell'uomo è un evento nuziale, una festa nuziale (vedi quante volte Gesù partecipa a feste durante la sua attività pubblica). L'immensa novità del nuovo sesto giorno è però la persona dello sposo e della sposa. Chi sono il nuovo "maschio" e la nuova "femmina"?
Lo Sposo
"E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".(4)
Con questo errore di attribuzione dell'azione di Gesù da parte del maestro di tavola l'evangelista rivela Gesù come lo sposo che ha conservato fino ad ora il vino buono. Ecco la prima grande novità nella ricreazione della coppia umana originale: questa volta è il Verbo stesso lo sposo, l'uomo nuovo, appunto il Verbo fatto carne.
In quest'ottica della nuova creazione che riprende e rifà l'opera del sesto giorno dal principio il Verbo si fa proprio carne per sostituire il primo uomo in quanto sposo con se stesso sposo!
Il duplice schema dei sei giorni che caratterizza la settimana inaugurale della vita pubblica e la stessa settimana di Pasqua di Gesù forma così una cornice interpretativa che presenta tutta l'attività pubblica e la passione, morte e risurrezione di Gesù come ricreazione della coppia umana originale, come evento nuziale.
E chi è la sposa? Che ci sia una sposa è fuori dubbio in quanto Giovanni il precursore afferma: "Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta."(5)
Cristo è colui che possiede la sposa. Giovanni Battista ci regala una definizione nuziale del Cristo. Secondo Giovanni lui stesso non può essere il Cristo perché non possiede la sposa. Infatti, subito all'inizio aveva affermato che Gesù è "uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo."(6)
Questo "testo fa una chiara allusione alla legge giudaica del levirato, secondo la quale, quando uno moriva senza figli, un parente doveva sposare la vedova per dare figli al defunto. Se colui che aveva il diritto e l'obbligo di farlo non soddisfaceva a esso, un altro poteva occupare il suo posto. La cerimonia per dichiarare la perdita del diritto consisteva nello slacciare il sandalo. (cfr. Dt 25, 5-10; Rt 4,6-7). Affermando di non poter prendere il posto di colui che viene (cfr. Gv 1, 15), Giovanni lo annuncia come Sposo."(7)
Gesù è colui che ha il diritto alla sposa e non intende cederlo a nessuno. Essere il Cristo e essere lo sposo per Giovanni Battista è la stessa cosa, anzi solo chi è lo sposo può essere il Cristo. E' sposo può essere solo colui che "possiede la sposa".
La donna
L'evangelista utilizza una parola specifica per indicare la sposa: "donna".(8)
I figli non chiamavano "donna" la loro madre. Facendo chiamare Gesù sua madre "donna" Giovanni intende comunicare al lettore una realtà nuova. "Donna" assomiglia a "Signora", la compagna del Signore. Quando troviamo la parola "donna" sulla bocca del Gesù giovanneo ha sempre il significato di "sposa" sempre sotto punti di vista diversi e mai legato semplicemente alla persona specifica. La donna chiamata "donna" è sempre rappresentante di qualcosa o di qualcuno.
Che l'espressione "donna" abbia significato sponsale mostra anche il fatto che Gesù l'usi soprattutto in contesti nuziali: già in relazione a sua madre a Cana durante una festa di nozze, poi nei confronti della samaritana infedele a 4 mariti al pozzo di Giacobbe, nei confronti dell'adultera, infine riferito a Maria Maddalena nel giardino con riferimento duplice al giardino del paradiso e del cantico dei Cantici.
"Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".(9)
Alcuni esegeti interpretano il ruolo di Maria in questo contesto come figura d'Israele, come la sposa fedele di Jahwe che rappresenta coloro che hanno accolto il Verbo fatto carne, appunto proprio nel suo grembo. Credo sia troppo limitante e penso che Maria sia più larga, più alta e più profonda e porti in sé sia l'antica Israele sia la sposa novella, la Chiesa.
Si comporta infatti come colei che dà inizio al principio dei segni, alla manifestazione della gloria del suo figlio. Lo precede, l'incita alla realizzazione del suo progetto di ricreazione dell'umanità. In questo senso sembra essere la nuova Eva che non distoglie il nuovo Adamo dalla sua missione ma lo precede e l'incoraggia per poterla attuare. Quanto lo porti dentro di sé, quanta familiarità abbia con lui rivela anche la sua risposta al suo rifiuto: "Fate quello che vi dirà." Maria svela un abitarsi reciproco con Gesù che la rende senz'altro figura della nuova sposa umanità, del Cristo, perché come vedremo la novità nuziale che porta Gesù sarà proprio un abitarsi reciproco.
Il secondo evento nuziale esplicito si colloca al pozzo di Giacobbe, qualche versetto dopo che Giovanni ha annunciato che il Cristo è lo sposo che possiede la sposa. Gesù offre il dono dell'acqua che dà la vita eterna alla donna infedele che vive in Samaria, di cui Osea era profeta e della cui vita e predicazione nuziale l'episodio con la Samaritana contiene diversi riferimenti. In questo contesto Gesù accosta la vera adorazione alla fedeltà sponsale. La vera sposa adora in spirito e verità: "Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre."(10)
Non si macchia più del delitto della prostituzione che si consuma nell'idolatria. L'episodio come tanti altri nel Vangelo di Giovanni anticipa e interpreta quanto Gesù compirà in croce: "verso mezzogiorno" si mette sedere al pozzo, come "verso mezzogiorno" Pilato presenta l'uomo nuovo al popolo ebraico. Gesù stesso diventerà nella sua passione, nella sua croce il pozzo dal quale sgorga sangue ed acqua (verità e spirito), quell'acqua che zampilla per la vita eterna e con la quale vuole saziare la donna, la sua donna, la sposa umanità che insegue sin dalla fondazione del mondo.
E' il perdono dell'agnello che toglie il peccato del mondo che ristabilisce la sposa nella sua dignità come rivela Gesù in relazione alla peccatrice: "Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più".(11)
Non può mancare la parola "donna" nella bocca del nuovo Adamo nei due momenti in cui effettivamente crea la coppia nuova, la nuova umanità: in croce e nella risurrezione. "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa."(12)
Il discepolo che Gesù amava è il posto attraverso il quale l'evangelista rende abitabile la sua stessa persona per il lettore facendosi porta attraverso la quale si può entrare nell'esperienza del Vangelo. "Il discepolo che Gesù amava" è l'evangelista che dal 13° capitolo in poi, si fa porta per il lettore per farlo sperimentare come partecipa alla vita del Cristo. Ricevere Maria come Madre sotto la croce significa entrare nella relazione che Maria ha con Gesù, che Gesù ha con Maria e come lei l'ha già rivelata a Cana: abitabilità reciproca.
In croce Gesù dona alla sua Chiesa la modalità di abitarsi reciprocamente che caratterizza la relazione tra Maria e lui. Prender Maria con sé significa vivere come Gesù: farsi abitare da Maria e abitare Maria. Di nuovo come già a Cana Maria trascende il suo ruolo propriamente materna e diventa figura della nuova Eva, la madre dei viventi, unita al nuovo Adamo, dal cui costato sgorga la vita della nuova umanità.
Giovanni insiste sul fatto che Gesù venga sepolto in un giardino e che perciò l'incontro con il Risorto e Maria di Magdala avvenga in un giardino: "Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che Gesù è. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro!"(13)
Ricerca intensa (pianto), giardino, "voltarsi" sono tutte espressioni tipiche del Cantico dei Cantici che interpretano l'incontro tra Gesù e Maria in modo nuziale. Il giardino fa altrettanto rifermento al paradiso, al principio della creazione. Ora è formata la nuova coppia dell'umanità. grazie a croce e risurrezione la sposa Chiesa potrà "toccare" il suo sposo Cristo come lo sperimenterà Tommaso.
Seguendo la parola "donna" nella bocca di Gesù possiamo perciò scorgere come il Verbo non semplicemente si vuole costituire come il nuovo Adamo ma, anzi, si fa uomo-sposo per crearsi "partorirsi"(14)la donna nuova, la nuova Eva, la sposa fedele, l'umanità chiesa che ha sempre progettato. Le varie figure giovannee di "donna" sono segno della seconda novità della nuova creazione compiuta da Gesù in croce: ora l'umanità intera può essere sposa di Dio, non solo Israele.
Giovanni amico dello sposo
Un altro filone nuziale che illumina la rivelazione di Gesù nel vangelo di Giovanni costituisce lo stesso precursore come abbiamo già potuto vedere brevemente. "Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire."(15)
Giovanni il Battista viene presentato come colui che "esulta di gioia alla voce dello sposo" in quanto "amico dello sposo". Lui coglie allora il Cristo in luce sponsale. Per lui Gesù è lo sposo e si comporta da sposo. In questa luce ciò che Giovanni dice di Gesù svela in che modo Gesù è sposo e perché Giovanni lo considera sposo. Di fatto il Battista ci svela due dettagli fondamentali attraverso le quali Gesù si costituisce sposo. 1
Mi sembra di fondamentale importanza notare che ogni aspetto del suo manifestarsi uomo nuovo, sposo nuovo implica una promozione una caratterizzazione della nuova donna, della sposa umanità, della donna Chiesa. Gesù agisce sempre a favore della nuova coppia sponsale, pensa sempre "in coppia": Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!"(16)
"Il peccato del mondo" è il peccato della sposa infedele. Il primo passo per potersi costituire in coppia è per Gesù liberare la sposa dai suoi peccati, dal suo non amarlo come lo fa vedere nei confronti della "donna" peccatrice che non condanna. Sarà lo stesso Giovanni evangelista nell'Apocalisse a sottolineare l'aspetto nuziale di questa azione dell'agnello sposo: "Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello!"(17)
Ma lo sposo libera dai peccati con un desiderio sponsale preciso e coerente: per poter donarsi: "Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".(18)
Gesù battezza in Spirito Santo. Ecco l'azione nuziale per eccellenza dello sposo attraverso la quale è in grado di rendere sposa l'umanità. E' il dono del suo Spirito, il dono di Dio, il dono dell'acqua che promette alla "donna" samaritana, con il quale Gesù rende se stesso Sposo nuovo e la Chiesa sposa sua. Vedremo modalità e contenuto di questo evento che cambia profondamente la relazione tra Dio e l'umanità, che cambia profondamente la storia della salvezza e lo stesso mistero nuziale di ogni coppia "battezzata in Spirito Santo".
La vita pubblica: Gesù sposo rivela come rinnova l'umanità sposa
L'agire e parlare di Gesù disegna l'uomo nuovo e la donna nuova. Essendo lo sposo il Verbo che si è fatto carne ricrea in continuazione la sua sposa a livello corporeo e a livello spirituale, tutti e due i livelli sono intimamente uniti e si illuminano a vicenda. Tutti i segni prendono il loro via a Cana: "Questo fece Gesù come principio dei segni in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui."(19)
Le nozze di Cana rimangono il principio nuziale dei segni. Il principio, l'arché, fa da fondamento a tutti i segni e a tutta la vita, alla manifestazione della gloria di Gesù.
Subito all'inizio del Vangelo Gesù svela a Nicodemo il come avviene la rinascita della nuova coppia Gesù-Chiesa: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio."(20)
Gesù indica il battesimo come rinascita dallo Spirito. L'umanità è nuova nella misura in cui nasce dallo Spirito e partecipa al suo modo di vivere. In questo senso è lo Spirito che attua nel battesimo le nozze tra Gesù e la sua umanità rinata.
Gesù dando il suo Spirito vuole guarire: "Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia."(21)
E' lui che mette in moto la sua umanità paralizzata: "Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare."(22)
Gesù è uguale al Padre sempre creante e perciò non rispetta il sabato in quanto sta ristrutturando l'ordine della creazione. E' fermo al sesto giorno.
E' proprio con questo suo operare di sabato che svela sia il suo esser uguale al Padre sia la sua opera di ricreazione del mondo: "Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero". Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio."(23)
Gesù fa ciò che vede fare il Padre perciò nutre la sua sposa: "Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato."(24)
Ma il segno del pane vuole aprire gli occhi e la mente a un dono più immenso, il dono sponsale per eccellenza che Gesù prepara per la sua sposa: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me."(25)
Con la rivelazione eucaristica nella sinagoga di Cafarnao Gesù parla per la prima volta della terza novità nuziale (oltre alle due novità del chi è lo sposo e del chi è la sposa), vale a dire del come si realizza la nuova coppia, quale è la nuova modalità di vita nuziale che Gesù introduce nel mondo, che è la condizione stessa della sposa chiesa. Realizza questa nuova condizione di vita proprio attraverso il gesto tipico dell'unione in una sola carne.
"Mangiare e bere la sua carne e il suo sangue" significa di fatto unione nella stessa carne, nello stesso corpo. Che cosa implica: il dimorarsi reciproco tra Cristo e chi lo mangia e beve che imita la vita tra il Padre e il Figlio. Qui per la prima volta, nel corso del Vangelo diventerà sempre più esplicito, Gesù ci dice in che cosa consiste la nuova vita, la creazione nuova, come si svolge la vita della nuova coppia. Comunica attraverso il suo corpo l'abitarsi reciproco del Padre e del Figlio e lo rende abitabile, sperimentabile e vivibile per la sua umanità sposa, per la su Chiesa.
Qui Gesù comincia a rivelare il senso profondo del "Facciamo l'uomo a nostra immagine" e come lui sta attuando nella sua vita la realizzazione di questo progetto originale di Dio che costituisce il contenuto di tutta la rivelazione e della storia della salvezza: il "noi" e il "nostro" è il Padre insieme al Figlio. Sono loro due insieme che creano la coppia originale e come vedremo insieme allo Spirito ora dalla parte della stessa immagine ricreano quanto hanno iniziato il sesto giorno.
L'uomo e la coppia sono immagine di questo "noi" trinitario. Nello stesso momento Gesù ci rivela sia di chi la coppia è immagine sia che la stessa coppia è chiamata a partecipare alla vita intima del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo sotto la modalità del reciproco abitarsi che la teologia greca chiamerà pericoresis, il danzarsi l'essere interamente l'uno nell'altro.
E' questa la luce nuova, immensa che Gesù porta, attraverso la quale fa vedere la sua umanità amata: "Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva."(26)
Ma questa vita che comunica Gesù è più forte della stessa morte e così prepara i suoi a questa quarta novità nuziale immensa che le nozze con Gesù non avranno fine: "E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".(27)
La risurrezione di Lazzaro è l'ultimo e il culmine di tutti i segni e indica come si compie l'opera del sesto giorno, illustrato attraverso la vita pubblica in segni e parole e attuato in croce: nella risurrezione dello Sposo e della Sposa. Sarà proprio in questo contesto di Betania che Maria ungerà lo sposo per la sua sepoltura.
Passione, morte e risurrezione: lo sposo celebra le nozze
"Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania …"(28) Giovanni all'inizio della passione di Gesù ripropone lo schema dei sei giorni come nel primo e secondo capitolo collocando così il giorno della passione, del processo e della morte di Gesù al sesto giorno. Passione, processo e morte di Gesù vengono perciò caratterizzati come l'effettivo ricreare dell'umanità nuova della nuova coppia umana.
Gesù interpreta la sua passione e morte come rivelazione del suo essere, che ha iniziato a rivelare nel roveto ardente davanti a Mosé e di cui hanno fatto esperienza gli isrealiti nell'Esodo:
"Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono"(29)
Il suo essere partecipante, liberante e realizzante si rivela in un modo stravolgente nella Pasqua. Tre volte si presenta come "Io sono" alle guardie e loro cascano per terra. Si tratta del preludio della Pasqua nel quale risplende il vero essere di Gesù: davanti al suocero di Caifa, Anna, Gesù viene dichiarato a livello di dinamica del testo come il vero sommo sacerdote che offre liberamente la sua vita agnello che toglie i peccati della sua sposa.
Davanti a Pilato viene incoronato vero uomo nuovo "Ecco l'uomo" che si rivela in tutta la sua regalità paradossale: "Ecco il vostro re!" che da testimonianza alla nuova creazione che lui compie in croce: Il vestito diviso in quattro parti rappresenta la nuova sposa radunata dai quattro angoli della terra nell'unità dell'unica tunica indivisa della Chiesa che nasce dal dono dello Spirito "consegnò lo Spirito" e dal dono dell'acqua e del sangue che escono dal suo costato aperto, simboli dell'eucaristia e del battesimo attraverso i quali Gesù rende il suo essere abitabile in croce.
La sua passione attua così quanto chiede nella preghiera sacerdotale che il suo Io sono, che è l'essere con il Padre nello Spirito diventa abitabile per l'umanità, la sua nuova sposa, che la nuzialità trinitaria diventi la condicione di vita di tutta l'umanità.
Nella risurrezione rende questa sua condizione di apertura e di dono dello Spirito la sua condizione perenne. L'Io sono di Dio d'ora in poi è l'essere crocifisso risorto di Gesù: Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".(30)
"Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che Gesù è. … Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che Gesù è.... Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "Il Signore è!". Simon Pietro appena udì che il Signore è, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.... Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che il Signore è."(31)
Lo specifico nuziale di Gesù: Giovanni (17)
La grande preghiera sacerdotale che secondo il Vangelo di Giovanni introduce direttamente nella passione di Gesù è la preghiera commovente ed insistente di Gesù per la realizzazione dell'abitabilità reciproca tra Gesù e i suoi proprio così come il Padre abita lui e viceversa.
La preghiera e ritmata da 4 espressioni esplicite di realizzazione di questa abilità reciproca ecclesiale "Tutto ciò che è mio è tuo e quello che è tuo è mio e io sono stato glorificato in loro";(32) "affinché siano uno come noi";(33) che tutti siano uno come tu, Padre, in me ed io in te, affinché siano anche essi in noi";(34) "Io ho dato a loro la gloria che tu hai dato a me, perché siano uno come noi siamo uno: io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità".(35)
Per rinforzare questa reciproca abitabilità trinitaria ed ecclesiale Gesù conferisce o chiede nella stessa preghiera doni precisi a servizio della realizzazione di quest'unità straordinaria tra il Padre, lui e la Chiesa: il dono della vita eterna,(36) delle parole del Padre e di Gesù,(37) della gioia di Gesù in pienezza;(38) della stessa missione di Gesù,(39) della consacrazione nella verità,(40) della gloria del Padre e di Gesù,(41) del "dove" si trova Gesù(42) e dell'amore del Padre e di Gesù.(43)
Gesù vuole a tutti i costi che ci possa essere la stessa relazione tra lui e i suoi come tra lui e il Padre. E' preciso il movente della sua passione, morte e risurrezione. La preghiera che chiede il dono dell'abitabilità reciproca trinitaria per la Chiesa costituisce la porta (Gv 17) per la quale Gesù entra nel mistero pasquale (Gv 18). Perciò esprime con quale intenzione Gesù affronta la Pasqua: vuole ottenere esattamente dalla sua pasqua quanto chiede in questa preghiera al Padre. (Gv 18-21) realizzano quanto (Gv 17) chiede. La passione, morte e Gesù apre all'umanità l'accesso alla abitabilità reciproca del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo! Di fatto in croce al "tutto compiuto"(44) segue la traditio, il dono dello Spirito(45) e del sangue (vita di Gesù) e dell'acqua (Spirito Santo - battesimo)(46) che escono il primo dalla bocca i secondi dal costato aperto di Gesù. Il dono dello Spirito Santo sarà confermato con il suo alito glorioso la sera della sua risurrezione.(47)
Così Gesù crea in croce e nella risurrezione la nuova coppia umana, se stesso e la Chiesa che vive della stessa vita divina!
La condizione battesimale che è l'essere nello Spirito donato dal Risorto si manifesta allora essere coinvolgimento nello stesso trinitario abitarsi reciproco. Il battezzato viene stabilito proprio in quelle persone, in quelle relazioni di cui è profondamente immagine. L'abitabilità nuziale e genitoriale diventa perciò preparazione alla condizione ecclesiale con effetto personalizzante al massimo. Grazie a battesimo e cresima si attua un ineffabile ma concretissimo abitare reciproco tra la persona cristiana e il Padre gentilissimo, il Figlio vicinissimo e lo Spirito presentissimo.
Tutta la mia persona è abitata dalla leggerezza rinfrescante e vivificante della vita beata dei Tre. Questo semplice abitare del mio corpo e del mio spirito nella sua totalità e nei suoi minimi dettagli mi rivela me stesso incondizionatamente abitabile. Non c'è un angoletto in me, nella mia esistenza, nella mia vita dove io non possa ritrovarmi nell'essere caldo e morbido dell'infinitamente Onnipotente. La Beata Trinità è felice in me e si felicita con me d'essere me stesso. Non esiste garanzia, incoraggiamento, promozione maggiore per poter abitarsi, per volersi, per amarsi del trinitario abitarmi.
Nello stesso momento abito io la vita vastissima, profondissima e altissima del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Nel battesimo l'onnipotenza del Padre, la sapienza del Figlio, l'onnipresente Amore dello Spirito diventa casa mia. Ogni mio pensare, volere e sentire ha ora una collocazione sicurissima e di altissima dignità: il seno del Padre, il cuore del Figlio, l'Amore dello Spirito. Ecco Il "milieu divino" nel quale si personalizza la persona battezzata.
Credo questa personalizzazione avvenga soprattutto per l'immersione nella vicinanza di Dio a se stesso, a me e a tutto il cosmo. Questa vicinanza trinitaria a ogni cosa mi fa imitare il modo fresco e sempre nuovo di conoscere, di amare, di creare, di stupirsi della Trinità. Scopro infine che il mondo è mondo grazie al suo essere nella felice e potente Trinità. Tutta la vita ecclesiale potrebbe essere graduale attuazione di questa personalizzazione universale di tutto il cosmo grazie alla mia immersione nel reciproco abitarsi del Padre del Figlio e dello Spirito. Questa vita battesimale è profondamente nuziale, è essere reciprocamente uno nell'altro.
"Essere in Gesù" in atto
Possiamo costatare come in Gesù l'abitare nell'altro e l'essere abitato dall'altro è già in atto. In diversi episodi Giovanni manifesta questa caratteristica nuziale naturale di Gesù. Gesù porta in sé persone, eventi, azioni: "Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico".(48)
"Rispose la donna: "Non ho marito". Le disse Gesù: "Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero".(49) "La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?".(50)
"Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio."(51)
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine."(52)
"Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà".(53)
"Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?".(54)
"Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!"(55)
Gesù porta in sé tutte le persone perché porta in sé il Padre:
"Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso;"(56)
"Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".(57)
"Io e il Padre siamo una cosa sola".(58)
"Gli disse Filippo: (Es 33,18) "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse."(59)
Arricchimento giovanneo della vita nuziale
Scegliendo la cornice nuziale per interpretare il mistero dell'incarnazione e della redenzione-risurrezione di Gesù Giovanni iscrive tutto il mistero pasquale nella relazione coniugale. Con questa operazione di interpretazione nuziale della ricreazione dell'essere umano in Gesù svela i nuovi significati che Gesù stesso conferisce con la sua vita, morte e risurrezione alla vita della coppia.
Per la riflessione
Quanto tempo ho investito nella mia vita per conoscere il Vangelo di San Giovanni?
Che considerazione ho del mio battesimo?
Come mi sembra il discorso della mia partecipazione alla vita trinitaria?
In che modo penso il nostro matrimonio opera del Risorto e immagine della sua crocifissione e risurrezione?
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