Conversazione 11/04/2015 - cpfconsultoriosassari.it

Vai ai contenuti

Conversazione 11/04/2015

Conversazioni 2014/2015

...................................................................................................................................      

11 aprile  2015

“IO SONO GAUDIUM ET SPES” (GIOVANNI PAOLO II SULLA FAMIGLIA)

LA DIGNITÀ ATTUALE DELLA FAMIGLIA UMANA - CATECHESI SU GAUDIUM ET SPES

"Dignità del Matrimonio e della Famiglia"  (G.S. 47-52)



In che modo si manifesta e si attua secondo Gaudium et spes la dignità del matrimonio e della famiglia. E’ il testo stesso che può generare questa consapevolezza. Anzi il titolo latino del capitolo su matrimonio e famiglia recita “Sulla dignità del matrimonio e della famiglia fovenda”, letteralmente “da curare, da tenere calda, da abbracciare, da accarezzare, da favorire, da promuovere”. Come si può attuare questa promozione della dignità del matrimonio e della famiglia?
Conviene ricordare checosa voglia dire “dignità umana”dal punto di vista linguistico, storico e cristiano:

Dignità:

1.a. Condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e ch’egli deve a sé stesso: tutelare, difendere la propria dibassare la propria de, virp che degradano la d. umana-, la mia d. non mi permette di rispondere a simili insinuazioni-, persona senza d.,priva di de, lettera piena di dignità. Analogamente, d’altre cose: offendere la d. di un’istituzione-,comportarsi come richiede la d. del luogo in cui ci si trova.

b. Aspetto improntato a grave e composta nobiltà: la d. del suo volto attirava il rispetto di tutti-, anche di luoghi: la d. severa della facciata d’un antico palazzo.

2.a. Alto ufficio, civile o ecclesiastico: innalzare, elevare a una d.; conferire una deprivare di una de, decadere dalla de, d. papale, vescovile-, d. senatoria, ecc. Nel diritto canonico, ogni titolo beneficiale ed ufficio che, nei vari gradi della gerarchia ecclesiastica, ha annessa una certa preminenza e giurisdizione.

b. Al plur., le persone stesse che ricoprono tali cariche o uffici: con la partecipazione delle più alte d. civili, religiose.”  
 
Dignità cristiana:
“È evidente allora il cambiamento di paradigma occorso nel pensiero di Boezio: non più, come nel mondo romano di Cicerone o di Seneca, un incarico onorifico — affidato anche a persone la cui statura morale non fosse trasparente —, non più una dimensione socialmente e politicamente riconoscibile, la dignità è bensì una dimensione assoluta, interna e appartenente all’ordine morale. Ciò che, invece, è ancora derivato dalla tradizione latina e lontano dalla dottrina cristiana è il carattere contingente di questa dignità.
Ancora assente nel pensiero tardo-antico, il carattere innato, per dono divino, della dignità umana è riscontrabile perla prima volta nelle lettere paoline, nelle quali si rintraccia la prima vera affermazione della dignità umana come valore universale a ogni uomo e da rispettare negli altri. Scrivendo ai Filippesi, ricordando loro la partecipazione, la somiglianza umana alla natura — all’immagine — divina, Paolo di Tarso rileva come la traccia di Dio sia ancora presente in noi in quella tendenza a «operare secondo i suoi benevoli disegni» (FU, 2, 13); questo, per Paolo e per la dottrina che ancora oggi sostiene la fede cristiana, non è un vincolo di eteronomia che sminuisce la dignità delle creature, in quanto, al contrario, la accresce. In un simile scenario, la dignità dell’uomo sta proprio nell’essere stato creato a immagine di Dio; sta in quella traccia di Dio che ogni uomo conserva e dalla quale ogni uomo è guidato a operare secondo il disegno di cui Dio è Padrone sovrano. È nella religione cristiana che l’Occidente per la prima volta trova una dignità non più storicizzata nei fatti vitali di ogni uomo, una dignità non più dipendente da meriti o demeriti; la dignità non è più oggetto di conquista o di perdita, in quanto ogni uomo è per natura, grazie alla partecipazione all’immagine del Creatore, dotato di dignità. L’uomo è ontologicamente degno di rispetto, per il fatto di essere somigliante a Dio e di essere stato posto da Dio al centro dell’universo creato, per custodirlo e soggiogarlo....

5. La svolta, preparata nel periodo tardo-antico e incubata per tutto il Medioevo, caratterizzata da una dignità per creazione e dalla centralità dell’uomo - immagine di Dio - nell’universo, è una svolta di fondamentale rilevanza. Condizionerà il pensiero occidentale fino ai giorni nostri, resistendo e, anzi, condizionando persino il pensiero moderno e illuminista: testimonianza più nota di questa eredità cristiana perdurante nel pensiero umanistico è l’Orazione di Pico della Mirandola (1486), nella quale l’uomo è soggetto di dignità in quanto Dio lo ha posto al centro dell’universo, come soggetto principale della sua creazione, come «vincolo delle creature, familiare a quelle superiori, sovrano di quelle inferiori»; perché è stato dotato da Dio di facoltà intellettive tali da renderlo «interprete della natura» e capace di «afferrare la ragione di un’opera così grande [la natura], di amarne la bellezza e ammirarne l’immensità»; ma soprattutto — aspetto determinante — dotato di «natura indefinita», perché libera.
Non stupirà — entrando nel vivo dell’età moderna — il riferimento a Cartesio (1637), il quale riporrà il riconoscimento e la consapevolezza che ogni uomo ha di se stesso nella benevolenza di un Dio che certamente non può ingannarci; forse stupirà maggiormente sapere che la scienza moderna, congegnata da Bacone (1620) come ancora oggi la consideriamo, nasca proprio dall’idea che Dio ci ha incaricati di custodire la Terra, nella quale, con il lavoro, dobbiamo rinfrancarci dal peccato originale: l’uomo, dunque, al centro del cosmo, come custode dell’universo e dotato di una dignità innegabile ma macchiata dal peccato, da recuperare.
Ma ancor più rilevante è il modo in cui ancora in epoca illuminista, la dignità dell’uomo verrà considerata un carattere essenziale, cioè ineliminabile e intrinseco alla sua natura. La dignità, così come Kant ne scrive, è l’incommensurabilità di ciò che, non avendo un prezzo, non può avere equivalente: l’uomo. Ogni individuo è soggetto di dignità in quanto il suo valore non è quantificabile e, perciò, non è comparabile con niente e nessun altro: «dò che ha un prezzo può essere sostituito con qualcos’altro come equivalente. Ciò che invece non ha prezzo, e dunque non ammette alcun equivalente, ha una dignità»3, scrive Kant. E in questo è conservato il fondamento dell’affermazione per cui ogni uomo è un fine in sé e non può mai essere considerato come un mezzo in vista di altri fini: in questo non essere mai un mezzo, in questo essere — più che avere — un fine in sé, a prescindere da merito o demerito, è la dignità come l’età illuminista la considera. Con un’eredità piuttosto rilevante da riconoscere al dettato cristiano, seppure quel riferimento rimanga ascoso e secolarizzato...

È solo dopo la seconda guerra mondiale, dopo la funesta persecuzione di esseri umani legata alla politica nazionalsocialista, che la dignità riceve la propria legittimità giuridica: nello Statuto dell’ONU (1945), nella già citata Dichiaratone Universale dei diritti dell’uomo (1948) e, per reazione nei confronti della violenza nazista, nella Costituzione della Germania (1949), nella quale compare come vero e proprio diritto oggettivo, non condizionato e non rinegoziabile.” (Carlo Crosato)

Il matrimonio e la famiglia come origine di ogni persona è chiamata a far conoscere e a realizzare la vita secondo la dignità delle persone. Questa dignità ha tanti livelli di manifestazione e di attuazione, si tratta perciò di una dignità sinfonica umana, cristiana, coniugale, familiare, culturale, sociale, politica, intemazionale. In ogni ambito la dignità umana e cristiana può essere riconosciuta e realizzata in modo diverso e nuovo.
Una dignità sinfonica che si può riconoscere ed attuare in modo sinfonico, valea dire a vari livelli e da diversi punti di vista.:
Gaudium et spes ne sceglie 6 livelli o punti di vista per descrivere in che modo aumentare la consapevolezza della dignità del matrimonio e della famiglia:
  1) - Sul Matrimonio e la famiglia nel mondo d’oggi n. 47
  2) - Sulla santità del matrimonio e della famiglia n. 48
  3) - Sull’amore coniugale n. 49
  4) - Sulla fecondità del matrimonio n. 50
  5) - Sull’accordo dell’amore umano col rispetto della vita n. 51
  6) - Sulla promozione del matrimonio e della famiglia da parte di tutti n.52

1) - La dignità del matrimonio e della famiglia nel mondo di oggi:

“La realizzazione della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare. Perciò i cristiani, assieme con quanti hanno alta stima di questa comunità, si rallegrano sinceramente dei vari sussidi, con i quali gli uomini favoriscono oggi la formazione di questa comunità di amore e la stima ed il rispetto della vita: sussidi che sono di aiuto a coniugi e genitori della loro eminente ufficio; da essi i cristiani attendono sempre migliori vantaggi e si sforzano di promuoverli.” (GS 47)
“Bellezza della sua Dignità oscurata da”:
poligamia, dalla piaga del divorzio, dal cosiddetto libero amore e da altre deformazioni egoismo, edonismo e pratiche illecite contro la fecondità, odierne condizioni economiche, socio-psicologiche e civili, incremento demografico. 
“Tuttavia il valore e la solidità dell'istituto matrimoniale e familiare prendono risalto dal fatto che le profonde mutazioni dell'odierna società, nonostante le difficoltà che ne scaturiscono, molto spesso rendono manifesta in maniere diverse la vera natura di questa istituzione.” (GS 47)

Per la riflessione: In che modo la società odierna promuove la dignità del matrimonio e in che modo l’oscura secondo le mie/nostre esperienze?

2) - Sulla santità del matrimonio e della famiglia n. 48

Il secondo punto parla di come i coniugi e la famiglia partecipa alla vita divina in quanto mebri di una famiglia cristiana.
“L'intima comunità di vita e d'amore coniugale,
fondata e strutturata con leggi proprie dal Creatore, è istituita dal patto (foedere) dei coniugi. vale a dire dall'irrevocabile consenso personale.
E così, è dall'atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno (tradunt) e si ricevono (accipiunt). che nasce, anche davanti alla società, l'istituzione del matrimonio, che ha stabilità per ordinamento divino.“
“In vista del bene dei coniugi,_della prole_e anche della società,_questo legame sacro non dipende dall'arbitrio dell'uomo.
Perché è Dio stesso l'autore del matrimonio, dotato di molteplici valori e fini”:
“per la continuità del genere umano,
il progresso personale e la sorte eterna di ciascuno dei membri della famiglia, per la dignità, la stabilità, la pace e la prosperità della stessa famiglia e di tutta la società umana.” (GS 48)
“'Allora la famiglia cristiana che nasce dal matrimonio, come immagine e partecipazione dell’alleanza d'amore (foederis dilectionis) del Cristo e della Chiesa renderà manifesta a tutti
la viva presenza del Salvatore nel mondo [Gaudiume et spesje la genuina natura della Chiesa [Lumen Gentium],
sia con l’amore, la fecondità generosa,l'unità e la fedeltà degli sposi, che con l'amorevole cooperazionedi tutti i suoi membri. ” (GS 48)

Per la riflessione: quali sono i significati cristiani del nostro matrimonio che amiamo in modo particolare?

3) - Sull’amore coniugale n. 49

Anche molti nostri contemporanei annettono un grande valore al vero amore tra marito e moglie,
che si manifesta in espressioni diverse a secondo dei sani costumi dei popoli e dei tempi.
Proprio perché atto eminentemente umano, essendo nell'affetto della volontà
diretto da persona a persona, quell'amore abbraccia il bene di tutta la persona:
perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità le espressioni del corpo e dell'animo
e di nobititarle come elementi e segni spedati dell'amicizia coniugale.
Il Signore si è degnato di sanare, perfezionare ed elevare questo amore
con uno speciale dono di grazia e carità.
Un tale amore, unendo assieme valori/realtà umani e divini, conduce gli sposi al Ubero e mutuo dono di se stessi, che si esprime mediante sentimenti e gesti di tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei coniugi anzi, diventa più perfetto e cresce proprio mediante il generoso suo esercizio (operositate). E ben superiore, perciò, alla pura attrattiva erotica che, egoisticamente coltivata, presto e miseramente svanisce.
Questo amore è espresso e sviluppato in maniera tutta particolare dall'esercizio degli atti che sono propri del matrimonio. Ne consegue che gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono vicendevolmente nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi.” (GS 49)

Per la riflessione: In che modo mettiamo al centro della nostra vita familiare la nostra relazione d’amore (luoghi appuntamenti, parole, gesti, azioni. ...) per poter sperimentare la nostra amabilità e dignità reciproche?

4) - Sulla fecondità del matrimonio n. 50

“Di conseguenza un amore coniugale vero e ben compreso e tutta la struttura familiare che ne nasce tendono, senza trascurare gli altri fini del matrimonio, a rendere i coniugi disponibili a cooperare coraggiosamente con l'amore del Creatore e del Salvatore che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia.
I coniugi sappiano di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla; ciò deve essere considerato come missione loro propria.” (GS 50)

Per la riflessione: In che modo interpretiamo Tamore di Dio verso i nostri figli? In quali azioni gesti e parole manifestiamo a loro l’amore di Gesù e perciò la loro dignità?

5) - Sull’accordo dell’amore umano col rispetto della vita n. 51

“Il Concilio sa che spesso i coniugi, che vogliono condurre armoniosamente la loro vita coniugale, sono ostacolati da alcune condizioni della vita di oggi, e possono trovare circostanze nelle quali non si può aumentare, almeno per un certo tempo, il numero dei figli; non senza difficoltà allora si può conservare la pratica di un amore fedele e la piena comunità di vita. Là dove, infatti, è interrotta l’intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli: allora corrono pericolo anche l’educazione dei figli e il coraggio di accettarne altri.
C'è chi presume portare a questi problemi soluzioni non oneste, anzi non rifugge neppure dall'uccisione delle nuove vite. La Chiesa ricorda, invece, che non può esserci vera contraddizione tra le leggi divine, che reggono la trasmissione della vita, e quelle che favoriscono l'autentico amore coniugale.” (GS 51)

Per la riflessione: Come vedo-vediamo la relazione tra vita intima e generazione di un figlio? Come ci poniamo di fronte airinsegnamento della Chiesa al riguardo (genitorialità responsabile, metodi naturali) ?

6) - Sulla promozione del matrimonio e della famiglia da parte di tutti n.52

“La famiglia è una scuola di ricca umanità.
Perché però possa attingere la pienezza della sua vita e del suo compimento, è necessaria una amorevole apertura vicendevole di animo tra i coniugi, e la consultazione reciproca e una continua collaborazione tra i genitori nella educazione dei figli...
In questo modo la famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società. Tutti coloro che hanno influenza sulla società e sulle sue diverse categorie, quindi, devono collaborare efficacemente alla promozione del matrimonio e della famiglia; ...
E compito dei sacerdoti, provvedendosi una necessaria competenza sui problemi della vita familiare, aiutare
amorosamente la vocazione dei coniugi nella loro vita coniugale e familiare con i vari mezzi della pastorale, con la predicazione della parola di Dio, con il culto liturgico o altri aiuti spirituali, fortificarli con bontà e pazienza nelle loro difficoltà e confortarli con carità, perché si formino famiglie veramente raggianti (radiosae).
Le varie opere di apostolato, specialmente i movimenti familiari, si adopereranno a sostenere con la dottrina e con l'azione i giovani e gli stessi sposi, particolarmente le nuove famiglie, ed a formarli alla vita familiare, sociale ed apostolica.
Infine i coniugi stessi, creati ad immagine del Dio vivente e muniti di un'autentica dignità personale, siano uniti da un uguale mutuo affetto, dallo stesso modo di sentire, da comune santità, cosi che, seguendo Cristo principio di vita nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele possano diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione.” (GS 52)

Per la riflessione: In che modo attuiamo il nostro progetto familiare e integriamo i nostri figli nella crescita personale di ciascun membro famigliare?
Come si può a livello sociale ed ecclesiale favorire il benessere e la realizzazione delle famiglie?
 
 

Oggi é e sono le ore - Aggiornato il 30/11/2024

: cpf.consultorio@tiscali.it

Torna ai contenuti