Conversazione 12/03/2011
...................................................................................................................................
12 marzo 2011
"COSTRUZIONE O DISTRUZIONE famigliare"
speranza e disperazione a colloquio
Realizzazione felice di sè o iniziazione al sè virtuale: Prudenza a rischio
Il manifestarsi famigliare della persona
Essendo la famiglia il luogo dell'origine, dello sviluppo e della realizzazione della persona è possibile cogliere tutti gli aspetti che caratterizzano una persona nella sua luce originale proprio nel suo "famigliare" manifestarsi. Sono tre i momenti in cui questi aspetti che costituiscono la vita di una persona vengono particolarmente evidenziati che si possono chiamare "momenti fondativi" della famiglia: innamoramento, vita intima e i primi anni della vita del figlio. Proprio in quanto fondativi in relazione alla stessa famiglia evidenziano in modo particolare gli aspetti fondanti per la vita di una persona e di cui una persona avrebbe il diritto e il dovere di prendere coscienza grazie alla luce e all'energia delle stesse relazioni e ruoli famigliari. Una persona potrebbe aspettarsi dalla propria famiglia di ricevere da essa un'immagine della propria persona che include in senso positivo, creativo e gioioso questi aspetti fondanti della propria persona. Scelgo consapevolmente i momenti fondanti della vita famigliari perché sprigionano comportamenti spontanei comuni a tutte le famiglie del mondo perciò universali spesso liberi da condizionamenti dai miti famigliari.
Elenco alcuni aspetti che i momenti fondanti della vita famigliare manifestano. Il corpo: è amato, celebrato e venerato in tutti i tre momenti fondanti della famiglia. Possiamo parlare del "corpo famigliare" che è oggetto di grande amore, gioia e cura nell'innamoramento, nell'intimità e nei primi anni della vita del figlio.
La parola: parlarsi, ascoltarsi, leggersi, scriversi e raccontarsi i pensieri è un'occupazione prediletta degli innamorati, l'intimità può diventare il luogo delle parole più profonde e potenti. L'attesa della parola nel figlio è grande. La festa per le prime parole ascoltate, capite, dette, lette e scritte è immensa.
Le emozioni: la ricchezza e l'intensità di emozioni e sentimenti è uno specifico dell'esperienza degli innamorati e raggiunge livelli indicibili nell'intimità. Il dolore, il desiderio, la gioia, la rabbia, la paura, il piacere, l'essere scocciato, la tenerezza, ecc. del piccolo sono eventi famigliari.
Le relazioni: raramente si scopre la centralità, la ricchezza e l'abitabilità della relazione umana come nell'innamoramento e poi nell'intimità. Il legame con il figlio neonato, di pochi mesi e anni tende a suscitare una relazione simile, viscerale, abissale nel bene e nel male.
L'elenco potrebbe continuare: dopo il "corpo famigliare", "la "parola famigliare", l'"emozione famigliare", la "relazione famigliare", si potrebbe parlare della "memoria famigliare", dell' "immaginazione famigliare", dei "sensi famigliari", delle "membra famigliari", della "malattia famigliare", della "professione famigliare", ecc. ma in questo capitolo ci soffermiamo su un aspetto centralissimo all'interno della manifestazione famigliare della persona, dell'umano, del personale: l'"azione famigliare".
L'"azione famigliare" come realizzazione o distruzione personale
I momenti fondativi della famiglia evidenziano con grande forza e luce la preziosità, l'amabilità e la centralità delle azioni per la vita di una persona, di una famiglia. Gli innamorati hanno spesso quasi una percezione fisica dell'azione della persona amata. Tendono alla contemplazione di azioni quotidiane della persona amata come il mangiare, il cucinare, il vestirsi, il camminare, il parlare, il lavorare, ecc.. Nell'intimità vengono celebrate implicitamente le azioni che la persona amata compie attraverso le membra e i sensi che sono l'oggetto di tanta e intensa tenerezza. Nei figli piccoli l'apprendimento e la realizzazione di ogni azione nuova si trasforma in festa famigliare come il primo passo, la prima frase, la prima pappa, il primo saluto, la prima minestrina mangiata con il cucchiaio.
Ma la luce famigliare non solo evidenzia la positività e preziosità dell'azione umana ma ne evidenzia la forza distruttiva in modo sconvolgente. Già nei momenti fondativi se ne può fare esperienza, un appuntamento dimenticato, un gesto superficiale nell'intimità, la prima caduta dal seggiolino sono azioni che lacerano nell'intimo le persone che subiscono e attuano queste azioni. Lo sviluppo famigliare sarà un continuo susseguirsi di questo manifestarsi potente della forza distruttrice dell'azione famigliare. Anzi matrimoni e famiglie si distruggono solo ed esclusivamente attraverso … azioni. L'azione è la modalità attraverso la quale si realizza o si distrugge la persona, la famiglia, la città, un popolo, i popoli (vedi azione "guerra").
All'origine dell'azione
Vedendo sia la bellezza sia la forza negativa dell'azione in famiglia si pone la domanda come nasce l'azione o meglio ancora come possiamo realizzare azioni attraverso le quali si realizza la nostra vita personale famigliare come ce lo promettono gli eventi fondativi della nostra famiglia e della nostra persona.
E' precisamente questa la domanda alla quale risponde la virtù della prudenza, intesa in senso classico: si tratta delle retta percezione delle azioni da realizzare, ratio recta agibilium. Quanto comunemente si intende con "essere prudente", vale a dire essere scaltro, cavarselo, avere il massimo profitto con il minimo impegno, è considerato un vizio contrario alla prudenza come vedremo.
Essere prudente in senso classico europeo-cristiano è la disposizione interiore di compiere azioni che attuano la felice realizzazione della mia vita umana e cristiana. La prudenza è perciò l'auriga virtutum, colui che guida e governa tutte le virtù, la regina e la genitrice di tutte le virtù. La prudenza è la mamma, il babbo della realizzazione della nostra vita, anzi vedremo ancora meglio l'evento nuziale mentale che sta alla radice della mia felice vita.
Se credo che Dio è mio creatore è disprezzo il mio corpo, se amo Dio come mio amico e rispondo male alla moglie, se ho speranza nella visione beatifica e parlo sempre male del futuro a tavola, ho una fede, un amore, una speranza "formale" ma non "attuale", non in atto. Se sono disposto ad affrontare molte difficoltà per educare i propri figli e mi offendo perché non mi obbedisce non sono forte. Se penso che a ogni componente della famiglia si deve dare il suo ma non mi prendo il tempo per parlare con il coniuge non sono giusto. Se credo che sia giusto gioire del poter pranzare insieme e mentre mangio sono tutto preso dal TG1 non sono temperante. In tutti questi esempi manca la prudenza! La prudenza trasforma la teoria, la visione interiore, delle virtù in azioni precise e concrete, azioni che mi personalizzano, azioni che sono abitabili per me e per il coniuge e i figli. La prudenza crea azioni-casa, azioni-famiglia, nelle quali si sta volentieri, le quali si ricordano volentieri e nelle quali si torna volentieri.
L'atto prudenziale: come nasce un'azione abitabile
Proviamo a vedere come nascono le nostre azioni più elementare per poter scoprire la genesi dell'azione prudente. Per poter compiere l'azione "allacciare le mie scarpe" ho bisogno di volere allacciare le mie scarpe. L'azione ha bisogno di una finalità precisa per poter nascere. Solo se voglio allacciarmi le scarpe mi attiverò per realizzare quest'azione. Ma questo volere nasce da una memoria di me che mi dice: "Per camminare hai bisogno di scarpe". E' la memoria profonda di me - che la lunga esperienza della mia persona in relazione all'azione "camminare" ha plasmato in me - che mi fa desiderare l'azione "allacciarmi le scarpe". Perciò l'azione "allacciarmi le scarpe" nasce da una percezione/visione retta di me in relazione all'azione "camminare" che mi suggerisce "senza scarpe non puoi camminare".
Per poter mettermi le scarpe ho di nuovo bisogno di vedere: di vedere dove sono le mie scarpe e dove sono i miei piedi. L'azione "allacciare le mie scarpe" nasce da una visione interiore di me e da una visione esterna del mio corpo e delle mie scarpe.
Si pone la domanda quale scarpe mettersi. Comincio a consigliarmi con me stesso. Guardo dalla finestra: verifico le circostanze dell'azione "allacciarmi le scarpe". Piove. Prevedo che uscendo con i sandali mi bagnerò i miei piedi e divento un potenziale candidato per influenze varie. Ci vogliono scarpe che non fanno entrare l'acqua. Scelgo mentalmente le scarpe adatte e le visualizzo a livello dell'immaginazione. Dove ho messo le anfibie? Entra in azione la mia memoria straordinaria. E' piovuto l'ultima volta ieri sera. Dove sono le mie anfibie? Ecco la grazia dell'essersi sposato. Chiedo consiglio a mia moglie. Mi descrive con acribia il luogo dove le ho messe, come le ho messe e perché le ho messe lì e che in realtà non è il loro posto.
La moglie dovrebbe essere più solerte nel fornirmi le soluzioni dei miei problemi perché come di solito sono in ritardo. Seguo con precisione e fiducia totale le indicazioni coniugali geografici e scopro per mia sorpresa due paia di anfibie al posto indicato, il mio amato vecchio paio di anfibie un po' sciupato dai tempi di quando ero militare e accanto ad esso un paio scintillanti de eleganti scarpe antipioggia da uomo sposato. Entro nella fase decisiva del dovermi allacciare le scarpe. Devo decidere quale paio di scarpe mettere. Il ricordo del sorriso misterioso della moglie mentre mi spiegava il percorso geografico per raggiungere il paio di scarpe trovato mi facilita la decisione. Scelgo il paio nuovo quale presunto frutto di generosità coniugale. E commando alle mie mani di prendere in mano le anfibie nuove e di allacciarmi le scarpe. Il tutto è possibile grazie alla continua collaborazione dei miei occhi che guidano ogni mossa delle mie mani. Quando metterò i miei piedi fuori casa mi ritroverò piacevolmente nell'azione camminare per la strada bagnata perché protetto dalla mia azione prudenziale e dalla cura nuziale di chi ha comprato e posizionato questo paio eccezionali di anfibie. Quasi quasi mi sto godendo il fatto di avermi messo queste scarpe nuove e di camminare spedito e sicuro in mezzo all'acqua al posto di lavoro.
Gli elementi costituitivi dell'azione prudenziale personalizzante
Nell'azione appena raccontata possiamo scoprire gli elementi fondanti di ogni azione prudente: la retta percezione di se, dell'azione, delle circostanze, la continua collaborazione degli occhi che guidano l'azione in tutte le sue fasi. Il ruolo della memoria, dell'immaginazione, della previsione, della solerzia e del consigliarsi con chi è più esperto di me. Tutti questi aspetti convergono per permettere le tre azioni che fanno nascere un atto prudente: il consigliarsi, la scelta e il commando dell'azione concreta. Nella misura in cui la memoria di me e delle mie azioni è ricca gioisco di ognuna di queste azioni e soprattutto per l'azione realizzata. Se l'azione è vera, buona e bella e non ne gioisco vivo distratto da me o sono soprapensiero … imprudente.
Identità narrativa famigliare Verso una percezione "famigliare" di sé - Memoria sprirituale corporea di sé
La prudenza famigliare
La prudenza famigliare potrebbe nascere da tutto quanto abbiamo visto fino adesso in questi capitoli: Il manifestarsi famigliare della preziosità, dell'unicità, della verità, della bontà e della bellezza di ogni persona che compone la famiglia, me compreso/a, sia nella sua globalità (tutto il mio e il suo essere) sia nei suoi aspetti particolari (membra, sensi, parole, emozioni, relazioni, inclinazioni, indole, professione ecc.) è in grado di plasmare una percezione di sé e delle proprie azioni che favorisce la nascita e realizzazione in sintonia con questo specifico famigliare.
L'azione prudenziale famigliare sarebbe perciò quell'azione nella quale i coniugi e i figli fanno esperienza della preziosità delle loro persone sia in quanto al loro essere sia in quanto i vari aspetti che caratterizzano la propria persona. Quando la moglie racconta con amore e gioia quanto le è successo in mattinata al lavoro il marito e i figli si ritrovano nel suo racconto. Tutti i componenti della famiglia si ritrovano nel suo racconto perché attraverso la modalità del racconto vengono resi partecipi della gioia per la vita di cui la moglie-madre è piena.
Azioni coniugali prudenti sono quelle azioni che realizzano il più specifico della vita coniugale che è l'abitarsi reciproco. Azioni coniugali prudenti sono perciò azioni reciprocamente abitabili. Quanto sia centrale la prudenza coniugale, vale a dire il consigliarsi e scegliere e comandare azioni abitabili, ogni coniugi lo sperimenta ogni giorno quando non si ritrova nelle decisioni, nelle parole e nelle azioni del marito o della moglie. Come mi percepisco così agisco. Chi non è consapevole del potere di far nascere azioni abitabili non si prende cura di realizzarle. La prudenza coniugale e famigliare nasce proprio da questa consapevolezza gioiosa: nelle mie azioni ci può essere spazio per tutta la famiglia se io lo voglio, anzi i componenti della nostra famiglia desiderano abitare le mie azioni.
Affinché queste azioni nascono liberamente e piacevolmente, vale a dire che diventino virtuose, si richiede l'amore di questo significato delle mie azioni. Amo le mie azioni in quanto abitabili. E più forte ancora: Mi amo nel compiere azioni abitabili per la nostra famiglia. Posso educarmi ad amare l'azione lavorare con questo significato: nel mio lavorare si ritrovano mia moglie, i nostri figli e io stesso perché grazie a questo lavoro abbiamo una casa, mangiamo, ci vestiamo, abbiamo luce, gas, macchina, scuola, ecc..
La prudenza coniugale-famigliare è l'amorosa consapevolezza di come io e i miei familiari trovano casa e realizzazione nelle mie azioni. Questa consapevolezza mi rende possibile la decisione libera ed intelligente di amarmi in queste azioni. Questa adesione prudenziale alle mie azioni abitabili è l'assunzione piena del mio ruolo di coniuge e genitore. Questo amore per le mie azioni abitabili e per me nelle mie azioni abitabili mi fa realizzare la mia persona attraverso lo specifico dei miei ruoli e legami famigliari.
La prudenza battesimale
Con prudenza battesimale si può intendere il consigliarsi, la scelta e il comando di azioni che nascono dalla consapevolezza di essere immerso nella vicinanza infinita del Padre immensa, del Figlio amabile e dello Spirito veloce. Per rimanere nella somiglianza famigliare si potrebbe dire la prudenza battesimale mi fa compiere azioni in comunione con la felice Trinità in modo tale da far abitare i grandi Tre nelle mie azioni. La felice Trinità si riconosce nel mia azione "partecipare all'Eucaristia" quando io scelgo le azioni e le parole liturgiche come le modalità specifiche della mia realizzazione personale, coniugale, famigliare ed ecclesiale. Se io mi ritrovo nelle parole della Scrittura Gesù risorto si ritrova nella mia azione "leggere la Sacra Scrittura". Se lo Spirito Santo vive la vita di mia moglie e sono consapevole che grazie al mio battesimo mi trovo nella vicinanza trinitaria a mia moglie parteciperò alla sua vita in modo attento e amoroso e lo Spirito Santo si ritroverà nella mia domanda alla moglie: "Come hai passato la mattinata, amore?" Se mi ricordo quanto è vicino l'amabile Padre al nostro figlio
Tutto quanto abbiamo visto nei tre capitoli precedenti la prudenza battesimale lo trasforma in … azioni quotidiane e mi fa agire da Immagine di Dio, anzi da immagine e partecipe della vita della grande e vicinissima Trinità.
Il mondo vario delle imprudenze
L'incontro con il mondo troppo ricco degli atteggiamenti contrari alla prudenza ci farà scoprire quanto giochi la percezione di se stessi, il modo con il quale ci raccontiamo a noi stessi come origine di azioni nelle quali freniamo la realizzazione di noi stessi.
Identità debole come non abitarsi
Precipitazione, temerario
Trascurare la gradualità della nascita della 'azione vera:
"I gradi intermedi attraverso i quali conviene scendere (fino all'azione prudente) sono la memoria delle esperienze passate, l'intelligenza della situazione presente, la solerzia nella considerazione degli eventi futuri, il raziocinio attraverso il quale confronto questi tre aspetti e la docilità con la quale acconsento ai giudizi di chi è più esperto: per questi gradi si discende in modo ordinato a ciò che è da consigliare rettamente. Se qualcuno viene portato all'azione per l'impeto della volontà o della passione, raggirando questi scalini si precipita."
La persona che si comporta così ha una debole memoria di se stessa. Ricordare le esperienze passate, cogliere i significati della situazione presente e considerare i possibili eventi futuri causati dalla mia azione non sono azioni che percepisco facente parte di me stesso. Tendo ad identificarmi con una sensazione: "ho caldo" e perciò costringo il conducente del pullman di abbassare la temperatura a 15 gradi causando un raffreddore a metà dei passeggeri.
Chi agisce a partire dalla sensazione negativa o positiva che mi causa l'ambiente, un evento, una parola, un'azione rivela a se stessa un'interiorità poco sviluppata. E' abituato a sottomettersi alla forza convincente delle proprie sensazioni e non comunica con esse. E' intemperante (vedi ultimo capitolo) e perciò impedisce la nascita di un'azione in sintonia con la ricchezza della sua persona. Non ha imparato a coltivare la verità del proprio essere storico che implica la memoria attiva della mia vita passata, futura e presente. Le azioni che scelgo e realizzo non sono illuminate da questa intelligenza più grande della mia persona.
Le azioni precipitose non nascono dall'unione nuziale tra la mia intelligenza e la realtà del mio passato, presente e futuro ma dall'assolutizzazione di una sensazione, di un impressione che mi si impone per sua forza di convinzione e non per la bellezza del suo significato. Vedremo nel capitolo sulla temperanza quanto sia fondamentale conoscere la nostra storia personale con le proprie sensazioni, emozioni e sentimenti per poterne cogliere il significato e dialogare con esse cogliendone il loro vero significato.
Infedeltà a se stesso
Con incostanza si intende il retrocedere da un proposito deciso. Si tratta di una debolezza della razionalità vinta da una passione. "Potrebbe resistere all'impulso della passione ma non resiste la debolezza della ragione che non resta ferma nel bene capito."
L'incostante attua il vizio contrario del precipitoso. Il precipitoso comanda l'azione senza ragionare prima, l'incostante si consiglia, decide ma non realizza l'azione consigliata e decisa. "L'incostante è colui che nel suo ragionare non comanda ciò che si è consigliato e deciso da agire." (II-II, q. 54, a. 5.)
Una vita sospesa
Non c'è due senza tre: la precisazione fa a meno del consigliarsi, l'incostanza non vuole comandare manca solo chi non vuole scegliere: ecco la negligenza: Si potrebbe fare così e si potrebbe fare cosa ma non so e perciò preferisco l'indeterminatezza. La persona negligente è contraria alla persona sollecita.
I vizi che assomigliano alla prudenza:
astuzia: un valore falso Mi auto presento la ricchezza economica come la vera realizzazione della mia vita.
imbroglio: l'astuzia sotto forma di parole e azioni Per realizzare la ricchezza economica come massimo ideale della mia vita dico parole e compio azioni che possono essere contrari alla dignità della persona perché per me è più importante essere ricco che giusto. Probelma di percezione di se stesso!
Il boom dell'esistenza virtuale: percezione mediatica del reale
Finzione Il palinsesto rai mi fa percepire il mondo
origine: avarizia
La rappresentazione allegorica della prudenza:
Interpretazione dell'allegoria della prudenza di Tiziano
Nelle tre teste maschili riconosciamo facilmente l'allegoria delle Tre età dell'uomo (giovinezza, maturità, vecchiaia) espressa in forma di triplice ritratto. Presente nel celebre enigma posto ad Edipo dalla Sfinge, la scomposizione dell'arco della vita umana in tre fasi era stata adottata da Aristotele. Il tema delle tre età dell'uomo fu molto popolare nella pittura del XVI secolo, espresso con una grande varietà di invenzioni iconografiche. Lo stesso Tiziano lo aveva trattato attraverso ben diversi richiami simbolici all'interno di una scena erotica di corteggiamento nella tela della National Gallery of Scotland. [1]La luce del quadro serve a dar forza alla allegoria, in un attenuarsi di gradazioni che va da destra verso sinistra: colpisce in pieno il volto imberbe del giovane, poi inizia a sfumare su una parte del volto dell'uomo adulto che esibisce con una calma fierezza la sua ben curata barba scura, fino a lasciar il posto all'ombra in cui si scorge un volto di vecchio dallo sguardo arcigno, con una berretta rossa in capo e con una lunga barba canuta.
Sopra il triplice ritratto Tiziano ha inserito un motto (o titulus) diviso in tre parti che spiega il senso dell'allegoria: EX PRAETERITO / PRAESENS PRVDENTER AGIT / NI FVTVRA(M) ACTIONE(M) DETVRPET (Sulla base del passato / il presente prudentemente agisce / per non guastare l'azione futura).
Il passato, il presente ed il futuro sono dunque da porsi in relazione ai tre volti raffigurati e compongono un ammonimento che invita alla Prudenza, intesa come saggio agire.
Secondo la tradizione classica, ripresa poi dalla Scolastica, la Prudenza è intesa come capacità di memoria, intelligenza e previsione. Dante afferma nel Convivio (IV, 27)
"Conviensi adunque essere prudente, cioè savio: e a ciò essere si richiede buona memoria delle vedute cose, e buona conoscenza delle presenti, e buona provvedenza delle future".
Le tre facoltà intellettuali necessarie alla Prudenza sono messe in correlazione con la vecchiaia, la maturità e la giovinezza.Più difficile intendere perché sotto le teste di uomo siano poste le teste di tre animali: un lupo con la testa volta indietro, un leone ripreso di fronte ed un cane che guarda in avanti.
Una accorata analisi iconografica di questo emblema tricefalo è stata svolta da Erwin Panofsky in un saggio del 1926.
Secondo la testimonianza derivante dai Satunalia di Macrobio le tre teste animali cinte da un serpente, simbolo del tempo ciclico, formavano una figura "mostruosa" raffigurata accanto Serapide, divinità dell'Egitto ellenistico, nel santuario di Alessandria.. Il fascino provato per il misterioso linguaggio iconografico proveniente dall'oriente ellenistico è uno dei tratti culturali che accompagna la nascita e lo sviluppo dell'Umanesimo. Si spiega allora come, negli esametri della sua Africa, Petrarca descriva dettagliatamente le tre teste animali avvinte dal serpente facendone un simbolo di Apollo, posto in relazione con lo scorrere del tempo. La popolarità di tale enigmatica raffigurazione, si diffonde con la scoperta (1419) degli "Hieroglyphica" di Horapollo. Da allora le citazioni della misteriosa figura egizia descritta da Macrobio si moltiplicano: se ne parla nella Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (1499), negli Emblemata di Andrea Alciati (1531) ed altre opere ancora. Se nei diffondono altresì le raffigurazioni grafiche: citiamo solo la Allegoria del Tempo, incisione di Hans Holbein il Giovane realizzata (1521) per il frontespizio di un libro. Negli Hieroglyphica di Pierio Valeriano (1556) - opera di vasta erudizione che riprende ed amplia il testo di Horapollo - la figura tricipite, non più legata a quella del serpente, viene esplicitamente ricondotta al tema della Prudenza. Il lupo si nutre dei ricordi del passato; il leone è la forza con la quale occorre condurre le attività presenti; mentre il cane, capace di adulare, sembra guardare spensieratezza al futuro. In questa connessione con la Prudenza, il segno tricipite lupo-leone-cane sarà accolto anche nella celebre Iconologia di Cesare Ripa (1643), ove una delle immagini del Buon Consiglio è rappresentata con la figura tricipite nel palmo della mano sinistra.
Tiziano si dimostra profondo conoscitore degli studi iconografici del tempo. Nella suggestione cromatica del "non finito" che domina la sua ultima produzione pittorica, egli lega tra loro le due diverse triadi, quella umana e quella animale, derivate dalla iconografia antica per farle diventare un emblema originale, che induce a meditare sulla parabola temporale umana e sulle virtù necessarie per affrontarne le sorti.
Ma chi sono i personaggi che rappresentano nel quadro le tre età dell'uomo?
Un raffronto con l'Autoritratto del Prado, porta subito a scorgere nella figura del vecchio le fattezze di Tiziano stesso. [2]
Per capire chi siano le altre due persone conviene ancora rifarsi ad Erwin Panofsky che ha, in modo convincente, ipotizzato che debba trattarsi del figlio Orazio (divenuto valido aiuto di Tiziano nell'amministrazione degli affari di famiglia) e di un lontano parente, Marco Vecelli, che il vecchio maestro aveva accolto nella sua casa avviandolo all'arte della pittura.
La funzione del quadro, destinato a stare nella casa dell' ormai anziano pittore, era dunque quella di rappresentare un emblema della sua famiglia e della saggia prudenza con la quale egli aveva provveduto al suo futuro.
Erwin Panofsky, "L'Allegoria della Prudenza di Tiziano: postcritto", saggio contenuto in Il significato delle arti visive, Torino, Einaudi, 1962.
Cesare Ripa, Prudenza
Cesare Ripa, Prudenza, in Iconologia, Roma, 1603. Donna con l'elmo dorato in capo, circondato da una ghirlanda delle foglie del moro; haverà due faccie, come s'e detto di sopra, nella destra mano terra una frezza, intorno alla quale vi sarà rivolto un pesce detto Ecneide, overo Remora, che così e chiamato da Latini, il quale scrive Plinio, che attaccandosi alla Nave, ha forza di fermarla, & perciò e posto per la tardanza; nella sinistra terra lo specchio, nel quale mirando, contempla se stessa, & a' piedi vi sarà un cervo di lunghe corna. La prudenza secondo Aristotile, e un'habito attivo con vera ragione circa cose possibili, per conseguire il bene, & fuggire il male per fine della vita felice. L'Elmo dorato, significa l'ingegno dell'huomo prudente, & accorto, armato di saggi consigli. La ghirlanda delle foglie del moro, che circonda l'elmo dinota, che l'huomo savio, & prudente non deve fare le cose innanzi tempo, ma ordinarle con giuditio, & pero l'Alciato: Non germina giamai il tardo moro,Fin che 'l freddo non e mancato, e spento;Ne 'l savio fa le cose innanzi tempo,Ma l'ordina con modo e con decoro. Il pesce avvolto alla frezza e indicio di questo medesimo. Lo Specchio significa la cognizione del prudente non poter regolare le sue attioni, se i propri suoi difetti non conosce, e corregge. E questo intendeva Socrate quando essortava i suoi Scolari a riguardar se medesimi ogni mattina nello specchio. Il Cervo, nel modo detto, il medesimo dimostra, perché quanto le lunghe & disposte gambe l'incitano al corso, tanto lo ritarda il grave peso delle corna, & il pericolo d'impedirsi con esse fra le selve, & gli sterpi.
Per la riflessione:
Come è la mia relazione con le mie azioni? Quali sono le azioni che amo di più e quali detesto? Quanto tempo impiego per preparare le mie azioni? Come è il ricordo delle mie azioni?
Posso fare un elenco delle azioni positive e negative nella mia vita coniugale e familiare? Posso dire quali sono le azioni nelle quali mi ritrovo di più in famiglia?
Quali sono i miei vizi più correnti contro la prudenza, la consapevole e felice realizzazione di me nelle mie azioni? Quali azioni nascono dalla mia consapevolezza battesimale?
lain |