Conversazione 13/03/2010
13 marzo 2010
Il Santo dei Santi: il Cantico dei Cantici
Dietro il velo
Il Cantico dei Cantici canta, celebra, rappresenta l'amore nuziale in atto, nel mentre si realizza. "(22)Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. (23)Allora l'uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta". (24)Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. (25)Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna."(1)
E Gesù commenterà questo passo: "(6)Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".(2)
Ma come intende Dio questo essere "una carne sola"? Che cosa ha messo nell'uomo affinché possa riconoscere che la donna sia "carne della mia carne e osso delle mie ossa"? E' la stessa Parola di Dio che lo rivela e lo manifesta. Il Cantico dei Cantici illustra con quali pensieri, con quali sentimenti, con quali desideri, in quali relazioni e con quali parole si attua per Dio l'unione nella carne tra la donna e l'uomo. Prima di un trattato di morale matrimoniale si deve perciò conoscere bene quanto la stessa Rivelazione comunica in relazione alla modalità d'attuazione dell'amore nuziale. L'unico testo che rivela come Dio pensa, vive e progetta l'esperienza nuziale dal suo interno è il Cantico dei Cantici.
Considerando la centralità della relazione nuziale all'interno della rivelazione divina il Cantico dei Cantici è un libro centralissimo nella Sacra Scrittura. Se l'amore tra la donna e l'uomo sta alla radice di ogni persona umana, se è immagine originale di Dio, se rappresenta la relazione tra Dio e il suo popolo, l'alleanza nuova tra Cristo e la Chiesa, allora questo libricino di otto capitoli è in grado di illuminare, di vivificare e di sconvolgere tutta la Scrittura. E' attraverso questo libro che si può capire come attuare meglio il "Facciamo l'uomo a nostra immagine". In questo libricino Dio rivela come intende la partecipazione della coppia al suo-loro progetto "uomo".
Per questi motivi la tradizione ebraica considera il Cantico dei Cantici il "Santo dei Santi"(3) di tutti i libri ispirati. Il Santo dei Santi nella tenda del convegno durante l'esodo e poi nel tempio è l'arca dell'alleanza che contiene le dieci parole dell'alleanza. Chiamando il Cantico dei Cantici "il Santo dei Santi", il Santissimo i rabbini indicano l'amore nuziale come la chiave d'interpretazione di tutta l'Alleanza tra Dio e il suo popolo in sintonia con l'annuncio dei profeti. In questo senso vale per il Santissimo delle nostre Chiese quanto valeva per il Santo dei Santi nel tempio di Gerusalemme: è sempre il Cantico dei Cantici che ci rivela che cosa avviene nel'intimo del Santissimo, nell'intimo di Gesù risorto presente sotto il segno del pane e del vino. Aprire il Cantico dei Cantici significa perciò guardare dietro il velo che protegge il Santo dei Santi da sguardi estranei. Questo sguardo dietro il velo ci svelerà il segreto di Dio, della sua immagine, l'uomo e la donna, della sua rivelazione e della sua alleanza.
Che cosa ci aspetta dietro questo velo? Ecco la sorpresa: un cantico d'amore, un innamoramento folle tra due sposi amanti che vivono tutto se stessi la centralità del loro innamoramento. Il Cantico dei cantici è la rappresentazione scenica, drammatica di un innamoramento tra un uomo e una donna fino alla descrizione poetica della loro unione intima a più riprese. E' quanto avviene miliardi di volte nella storia dell'umanità, in tutte le epoche, in tutte le culture, in tutte le religioni, in tutti i popoli, in tutti i continenti e in tutte le persone. Il Santo dei Santi è un'esperienza accessibile a tutte le persone umane! Con questo libricino Dio dichiara l'esperienza dell'innamoramento, dell'amore nuziale ed erotico opera sua anche nelle sue modalità tipiche, universali e personalissime di manifestazione, di percezione e di attuazione.
In questa luce il Cantico dei Cantici è una risposta attualissima alla centralizzazione della relazione d'amore avvenuta negli ultimi decenni a seguito della parificazione tra uomo e donna. Svela l'abitabilità, la vivibilità dell'esperienza d'amore nuziale sia in quanto innamoramento, sia in quanto unione intima. Ne garantisce l'origine divina e svela come il linguaggio d'amore rivelato, vale a dire divino, corrisponde in pieno al linguaggio d'amore prettamente umano ed universale tra l'uomo e la donna. Il linguaggio d'amore tra l'uomo e la donna alla luce del Cantico è rivelazione del linguaggio d'amore di Dio stesso: "perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore!"(4)
Il Cantico dei Cantici che rappresenta un amore completamente paritario tra l'uomo e la donna svela l'attuale centralizzazione dell'amore tra l'uomo e la donna anche se confuso nell'interpretazione e nella sua realizzazione come progresso della storia della salvezza e evidenzia al massimo l'importanza dell'innamoramento, della vita erotica, delle sue caratteristiche, dei suoi dinamismi e rischi.
L'amore nuziale in atto
Il Cantico dei Cantici in realtà non è prima di tutto "un cantico" ma una drammatizzazione dell'esperienza d'amore tra una sposa e uno sposo con attori principali, l'uomo e la donna innamorati, il coro, le figlie di Gerusalemme, il narratore. Si tratta perciò di una messa in scena dell'amore. La teatralizzazione di un'esperienza conferisce maggiore visibilità, intelligibilità, attualità e coinvolgimento alla realtà rappresentata. Il Cantico dei cantici vuole essere perciò un'esperienza d'amore nuziale vissuta per partecipazione dallo stesso lettore. Non è un trattato sul matrimonio, ma le nozze in atto.
Questo genere letterario fa cadere il lettore nei sentimenti di due innamorati sposi e si trova coinvolto nella loro esperienza d'amore quasi dall'interno e non come semplice spettatore. In un certo modo questa scelta letteraria di presentare l'esperienza amorosa sponsale permette di vivere o almeno di intuire l'interiore partecipazione con la quale Dio vive ogni esperienza nuziale.
La Parola di Dio in forma drammatica fa fare esperienza dell'attualità, del coinvolgimento del punto di vista Dio in relazione alla realtà rappresentata: qui in relazione d'amore nel suo attuarsi. Il Cantico dei Cantici, inteso come dramma d'amore, offre perciò al lettore il dono di poter sperimentare in una minima parte come Dio vive l'amore nuziale.
Questa partecipazione alla vita intima di due amanti attraverso la Parola di Dio, attraverso la stessa vita divina si attua in un modo molto delicato attraverso l'impiego di tantissime metafore che, pur trovandoci dietro il velo, fanno capire che anche nel Santo dei Santi esistono veli, vale a dire che l'amore sponsale e le sue attuazioni sono un mistero, un profondo mistero indicibile.
E' proprio la metafora che ha come caratteristica di mettere davanti agli occhi quanto trascende la capacità intellettiva e espressiva dell'intelligenza umana. La metafora permette di abitare l'esperienza amorosa, di comunicarla alla persona amata e di renderla abitabile e personalizzante per tutti e due senza togliere il suo essere mistero. Le espressioni metaforiche rendono abitabile il grande mistero d'amore, perciò poesia e amore vivono un connubio strettissimo in tutte le epoche e in tutti i popoli.
L'azione "Cantico dei Cantici"
E' difficile individuare una trama in questo teatro d'amore. La bellezza e genialità di questo genere letterario sta proprio nel fatto che vuole trasmettere e rendere partecipe di ciò che sperimentano due persone innamorate. E' l'innamoramento in azione visto dalla parte di Dio. Per il battezzato significa esperienza dell'essere immerso nel modo con il quale Dio stesso vive e percepisce l'innamoramento tra due sposi.
Per questo motivo i ritornelli hanno particolare valore in quanto indicano ciò che si vuole rappresentare: "Il mio diletto è per me e io per lui."(5)
Per tre volte la sposa annuncia questa sua consapevolezza della loro relazione d'amore. E' preciso ciò a cui il lettore partecipa. Tutto il Cantico illustra in che modo i due amanti sono l'uno verso l'altro. Questo triplice ritornello-titolo della sposa viene completato da un duplice ritornello dello sposo: "Io vi scongiuro … non scuotete dal sonno l'amata"(6) che insinua una quasi continua presenza dell'intima unione dei due che accompagna tutto il Cantico. Un secondo ritornello della sposa rinforza fortemente questa percezione: "(6)La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia."(7)
Ogni tanto nella lettura di fatto viene il dubbio: Ma non sono forse uniti dal primo all'ultimo versetto e tutto quanto viene rappresentato in questi capitoli vuole solo accentuare l'intensità dell'unione in atto? Anche se non fosse così l'atmosfera vuole essere questa: anche quando i due non si trovano dolcemente uniti ed abbracciati loro vivono la loro unione anche se non sono vicini. Sono uno nella carne dell'altro anche quando li separa la distanza geografica. Pare che sia questo l'orientamento, il senso che vogliano conferire questi due ritornelli a tutta la celebrazione dell'amore che è il Cantico.
Gli ingredienti dell'amore
Gli occhi innamorati
La maggior parte del testo di questo libro viene investito per cantare la bellezza dei due amanti, la loro amabilità. La maggior parte delle parole ci fa entrare nel cuore degli sposi e ci fa vedere come loro vedono la persona amata. E' questa visione dell'amato, dell'amata che fa scaturire tutto il dinamismo beato e travagliato dell'amore. Se non si vedessero così non si attrarrebbero. Perciò è la visione reciproca, la percezione amorosa l'uno dell'altro che fonda tutto il Cantico, il suo dinamismo, la sua passione, la sua solennità, vale a dire l'esperienza amorosa. L'amore prima è luce, fa vedere e poi attrazione, passione. La ricchezza di metafore evidenzia questo primato della visione:
"(9)Alla cavalla del cocchio del faraone io ti assomiglio, amica mia.
(10)Belle sono le tue guance fra i pendenti, il tuo collo fra i vezzi di perle.
(11) faremo per te pendenti d'oro, con grani d'argento."(8)
E' lo sposo l'esperto nel dipingere la bellezza della sua sposa. Sono tre canti lunghi e tre versetti che celebrano le guance, il collo, gli occhi, le chiome, i denti, le labbra, la bocca, la gota, di nuovo il collo, i seni, le vesti, i profumi, lo sguardo della sposa.(9)
Stupisce l'abilità maschile nel tessere le lodi dell'amata. Possiamo vedere in atto come lo sposo attualizza il suo essere a immagine di Dio che benedice la sua creazione. Di fatto chiama con tutto il mondo degli animali, le montagne, i laghi, i frutti, i fiori e aromi per esprimere attraverso la loro bellezza in modo metaforico la bellezza della donna amata. Nelle sue parole la sposa si trova davvero a suo agio, si percepisce celebrata e in grado a riconoscere la propria dignità che per il suo sposo appare regale.
Il terzo canto dello sposo è di particolare bellezza e spessore erotico in quanto si origina di fronte alla sposa danzante: Il coro (1)"Volgiti, volgiti, Sulammita, volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti". "Che ammirate nella Sulammita durante la danza a due schiere?". Lo sposo (2)"Come son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe!
Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d'artista. (3)Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino drogato. Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli. (4)I tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella. (5)Il tuo collo come una torre d'avorio; i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn, presso la porta di Bat-Rabbìm; il tuo naso come la torre del Libano che fa la guardia verso Damasco. (6)Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo e la chioma del tuo capo è come la porpora; un re è stato preso dalle tue trecce". (7)Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, figlia di delizie! (8)La tua statura rassomiglia a una palma e i tuoi seni ai grappoli. (9)Ho detto: "Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva e il profumo del tuo respiro come di pomi".(10)
La sposa in un canto solo manifesta in modo particolare quanto il suo amato è prezioso per lei. (Vince lo sposo 3 a 1 in quanto ai numeri dei grandi canti d'amore!) E' introdotto il poema d'amore della sposa per lo sposo da una duplice domanda evidenziante del coro:" (9)Che ha il tuo diletto di diverso da un altro, o tu, la più bella fra le donne? Che ha il tuo diletto di diverso da un altro, perché così ci scongiuri?
(10)Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille. (11)Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo. (12)I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un castone. (13)Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra. (14)Le sue mani sono anelli d'oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo petto è tutto d'avorio, tempestato di zaffiri. (15)Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d'oro puro. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri. (16)Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è il mio diletto, questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme."(11)
La sposa mette l'accento sull'unicità e preziosità del suo sposo. Anche lei celebra il colore della pelle, il capo, i riccioli, gli occhi, i denti, le guance, le labbra, le mani, il petto, le gambe, l'aspetto come lo sposo attraverso la geografia della terra santa, del mondo degli animali, delle piante ecc. e aggiunge l'aspetto delle pietre preziose prettamente femminile. Lo sposo è prezioso come tanti gioielli per esplodere nell'esclamazione: "Egli è tutto delizia!".
Anche il secondo canto dello sposo mette l'accento sulla singolarità della persona della sposa: "(8)Sessanta sono le regine, ottanta le altre spose, le fanciulle senza numero. (9)Ma unica è la mia colomba la mia perfetta, ella è l'unica di sua madre,
la preferita della sua genitrice. L'hanno vista le giovani e l'hanno detta beata, le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi. (10)"Chi è costei che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?".(12)
Possiamo notare come tutte e due curano e celebrano il corpo nelle sue diverse parti. Fanno abitare reciprocamente con amore le loro persone nelle loro parole piene di ammirazione e di lode. Si ritrovano piacevolmente l'uno nell'altro. Così sono una carne sola, uno nella bocca dell'altro. Un carne sola significa che tutto il corpo della persona amata mi abita in modo piacevole. Solo se prima porto gli occhi, le gambe dell'amato, dell'amata nella mia memoria e nella mia fantasia possono essere celebrate nelle mie parole. Le parole d'amore che venerano la persona amata nel suo corpo prima abitano nella mente di chi le pronuncia. In questo senso formano una sola carne perché l'uno realmente si trova nell'altro pensato, immaginato, ricordato, desiderato.
Desiderio dell'unione
Da questa visione-memoria dell'amato nasce il desiderio dell'unione fisica che ha un ruolo centralissimo nel nostro cantico che di fatto inizia subito così, vale è il primo interesse del cantico: "(2)Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino. (3)Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano. (4)Attirami dietro a te, corriamo!
M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino. A ragione ti amano!"(13)
(8)Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline.
(9)Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate. (10)Ora parla il mio diletto e mi dice: "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! (11)Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; (12)i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. (13)Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! (14)O mia colomba, che stai nelle fenditure della <roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro".(14)
Unione in atto
"(12)Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo. (13)Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra, riposa sul mio petto. (14)Il mio diletto è per me un grappolo di cipro nelle vigne di Engàddi. (15)Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe. (16)Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso! Anche il nostro letto è verdeggiante. (17)Le travi della nostra casa sono i cedri, nostro soffitto sono i cipressi. (1)Io sono un narciso di Saron, un giglio delle valli. (2)Come un giglio fra i cardi, così la mia amata tra le fanciulle. (3)Come un melo tra gli alberi del bosco, il mio diletto fra i giovani. Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo e dolce è il suo frutto al mio palato. (4)Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore. (5)Sostenetemi con focacce d'uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d'amore. (6)La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. (7)Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché essa non lo voglia."(15)
"(12)Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. (13)I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo, (14)nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo con ogni specie d'alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi. (15)Fontana che irrora i giardini, pozzo d'acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano. La sposa (16)Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni, soffia nel mio giardino, si effondano i suoi aromi. Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti. Lo sposo: (1)Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi, o cari."(16)
Le volpi che guastano la vigna
(15)Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che guastano le vigne, perché le nostre vigne sono in fiore."(17)
Incomprensione da parte dei fratelli della sposa:
(2)Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! E' il mio diletto che bussa: "Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne". (3)"Mi sono tolta la veste; come indossarla ancora? Mi sono lavata i piedi; come ancora sporcarli?". (4)Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio e un fremito mi ha sconvolta. (5)Mi sono alzata per aprire al mio diletto e le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello. (6)Ho aperto allora al mio diletto, ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso. Io venni meno, per la sua scomparsa. L'ho cercato, ma non l'ho trovato,
l'ho chiamato, ma non m'ha risposto. (7)Mi han trovata le guardie che perlustrano la <città; mi han percosso, mi hanno ferito, mi han tolto il mantello le guardie delle mura.
(8)Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio diletto, che cosa gli racconterete? Che sono malata d'amore!"(18)
(8)Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni. Che faremo per la nostra sorella, nel giorno in cui se ne parlerà? (9)Se fosse un muro, le costruiremmo sopra un recinto d'argento; se fosse una porta, la rafforzeremmo con tavole di cedro. (10)Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così sono ai suoi occhi come colei che ha trovato pace! (11)Una vigna aveva Salomone in Baal-Hamòn; egli affidò la vigna ai custodi; ciascuno gli doveva portare come suo frutto mille sicli d'argento. (12)La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti: a te, Salomone, i mille sicli e duecento per i custodi del suo frutto!"(19)
Solenne epilogo e elogio dell'amore
"(5)Chi è colei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto? Sotto il melo ti ho svegliata; là, dove ti concepì tua madre, là, dove la tua genitrice ti partorì. La sposa:
(6)Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! (7)Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio."(20)
"A nostra immagine" e "Il mistero è grande"
Il Cantico illustra come lo sposo ama la sposa e viceversa, come Dio ama e come Gesù ama la Chiesa.
Per la riflessione:
Come curo la memoria amorosa del mio coniuge? Quale è la dose giornaliera delle parole dolci che dono al mio coniuge? Come mi sembra il Cantico de Cantici? Che valore gli attribuisco nella mia vita coniugale e cristiana?
In che modo aiuta il desiderio dell'unione intima e la sua attuazione alla nostra vita coniugale?
In che senso il nostro amarci è immagine di Dio, del suo essere amore e del suo amore per la Chiesa per me stesso?
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