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Conversazione 14/12/2013

Conversazioni 2013/2014

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14  dicembre 2013

LA CHIESA - CASA NOSTRA “LUMEN GENTIUM” COME TESTO POLITICO?
L’abbraccio tra Gerarchia e Chiesa domestica



Il mistero della gerarchia in un’immagine


Michelangelo dipinge in un modo straordinario l’abbraccio tra Gerarchia e famiglia nel suo affresco centrale della volta della Cappella Sistina, la creazione di Adamo. Siamo attratti subito dal dito della mano destra dell’Eterno Padre che infonde nel dito di Adamo vita, esistenza, energia e somiglianza divina.
Seguendo però il braccio sinistro scopriamo che ci conduce prima intorno al viso di una figura femminile e poi con il dito si appoggia su un bambino che ha il viso rivolto verso lo spettatore.


Michelangelo ci vuole comunicare che mentre Dio crea Adamo ha in serbo sotto il suo braccio Eva, sua moglie e il loro figlio, vale a dire Dio crea l’uomo sotto forma di famiglia.
Ed è proprio grazie a questo figlio che ci guarda che anche io sono un uomo/una donna a immagine di Dio.
E’ di fatto la famiglia che trasmette da generazione a generazione attraverso la generazione dei figli l’essere a immagine di Dio.
Guardando però meglio la posizione dell’Eterno Padre si potrebbe definirla un crocifisso lanciato verso il primo Adamo: ha di fatto le braccia allargate e le gambe incrociate come l’iconografia rinascimentale e barocca è solita rappresentare Gesù crocifisso.
Michelangelo dipinge la parola di Giovani: “Chi vede me vede il Padre.”
A conferma di questa interpretazione concorrono due altre caratteristiche di questo mirabile dipinto: la donna sotto il braccio dell’Eterno Padre che è anche il Figlio crocifisso-risorto sembra come spuntare dal lato dell’Eterno Padre insinuando la nascita della Chiesa dal costato di Cristo in croce.
A conferma di questo ulteriore significato concorre il colore particolare del vestito dell’Eterno Padre con il quale si presenta anche nelle tre scene precedenti: è vestito di un delicato rosa.
Rosa è per i rinascimentali la mescolanza tra rosso e acqua e veniva utilizzato per simboleggiare in un unico colore il sangue e l’acqua che usciva dal costato di Gesù in croce come per esempio nella Trinità di Masaccio a Santa Maria Novella. Vestendo Michelangelo l’eterno Padre mentre crea universo e uomo di rosa vuole comunicarci il desiderio l’intenzione di Dio che imprime nella sua creazione: potersi un giorno donare all’uomo, alla donna, alla sua immagine nel dono dell’acqua dello Spirito e del sangue del Figlio in croce e nell’Eucaristia.
Attraverso i color rosa Michelangelo esprime il senso della creazione: partecipare alla vita del Padre del Figlio e dello Spirito Santo: a questo la famiglia umana è chiamata, a questo ogni famiglia  potrebbe collaborare e di questo la Chiesa rende partecipe.
In tutto questo che cosa c’entra la gerarchia? Guardando meglio il viso dell’Eterno Padre si può riconoscere in esso il profilo di Giulio II, del papa. Il messaggio è chiaro e potente: il papa, ogni vescovo, ogni presbitero, ogni diacono dovrebbe avere in testa quanto appena abbiamo descritto: tutta la volta della cappella sistina: la gerarchia che rappresenta il Cristo crocifisso-glorioso abbracciato a tutta l’umanità, a ogni famiglia, in particolare alla famiglia di Nazaret (altro livello di significato: la figura femminile ha il viso di Maria) e la tua la Chiesa dovrebbe collaborare alla realizzazione del desiderio rosa dell’Eterno Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (rappresentato dal mantello rosso che avvolge tutto il Padre e il Figlio creanti).
L’abbraccio tra Gerarchia e famiglie è fondato nel cuore della Trinità sin dal principio e si realizza trasmissione congiunta dell’essere a immagine di Dio (famiglie) e dell’essere resi partecipi della vita divina (Chiesa). Questi due modalità di trasmissioni (successione generazionale e successione apostolica) quanto più sono in sintonia tanto più si realizza il desiderio rosa trinitaria che l’umanità e il cosmo partecipino alla vita divina.

Il Concilio Vaticano II approfondisce questa impostazione:

Il Concilio presenta la famiglia come “primo seminario” (Sulla formazione dei presbiteri, OT 2) e “prima annunciatrice del Vangelo” a ogni futuro diacono, presbitero, vescovo, Papa.
“I genitori devono essere per i loro figli i primi maestri della fede e secondare la vocazione propria di ognuno, quella sacra in modo speciale.” (LG 11)
La famiglia dovrebbe avere una profonda visione gerarchica come il Concilio lo espone in questo terzo capitolo, nel decreto sui vescovi, sulla vita e il ministero dei presbiteri e sulla formazione dei presbiteri. Il Concilio chiede molto alle famiglie. Ogni famiglia dovrebbe essere Chiesa a casa propria nel senso più profondo e concreto della parola: conoscere, coltivare, amare e gioire della visione di Chiesa che dona Lumen Gentium e tutti i testi conciliari. C’ è ancora molto da fare, da leggere e da studiare.
Questo tema riguarda in modo stretto il governo della Chiesa perché proprio i vescovi hanno questo particolare ufficio: di governare la Chiesa:
“Il vescovo, mandato dal padre di famiglia a governare la sua famiglia, tenga innanzi agli occhi l’esempio del buon Pastore, che è venuto non per essere servito ma per servire (cfr. Mt 20,28; Mc 10,45) e dare la sua vita per le pecore (cfr. Gv 10,11). Preso di mezzo agli uomini e soggetto a debolezza, può benignamente compatire gli ignoranti o gli sviati (cfr. Eb 5,1-2). Non rifugga dall’ascoltare quelli che dipendono da lui, curandoli come veri figli suoi ed esortandoli a cooperare alacremente con lui.” (LG 27)

Come costruire un’immagine conciliare-bibblica del vescovo, del papa, del presbitero, del diacono?

Ogni famiglia porta in sé un certo racconto gerarchico: si parla male o bene dei preti, dei vescovi, dei papi a tavola o davanti alla televisione e il computer. Avere la responsabilità di essere primi annunciatrici del vangelo e essere il Primo seminario di ogni diocesi implica formarsi una percezione e un’interpretazione consapevole della gerarchia, del sacro principio della Chiesa. Tantissimi influiscono le famiglie d’origine sulla modalità di fare teologia, di costruire le comunità e di relazionarsi del futuro clero.

Il Concilio accentua alcuni aspetti precisi:

  • I vescovi sono i successori degli apostoli come il papa è il successore di Pietro perciò istituiti da Gesù stesso.

  • Come gli apostoli intorno a Pietro e fondati su Pietro come “principio visibile di unità” così anche i vescovi formano con il Papa un unico collegio.

  • Il Concilio insiste molto sull’origine evangelica della gerarchia: i vescovi e il papa sono un’invenzione di Gesù e formano tra di loro una profonda unità che richiede come in famiglia molto amore reciproco e capacità democratica.

  • Perciò né i papa né i vescovi sono prìncipi come lo erano per molti secoli ma ministri di Gesù ed è lui che agisce attraverso di loro:

“Nella persona quindi dei vescovi, assistiti dai sacerdoti, è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo, pontefice sommo. Pur sedendo infatti alla destra di Dio Padre, egli non cessa di essere presente alla comunità dei suoi pontefici in primo luogo, per mezzo dell’eccelso loro ministero, predica la parola di Dio a tutte le genti e continuamente amministra ai credenti i sacramenti della fede; per mezzo del loro ufficio paterno (cfr. 1 Cor 4,15) integra nuove membra al suo corpo con la rigenerazione soprannaturale; e infine, con la loro sapienza e prudenza, dirige e ordina il popolo del Nuovo Testamento nella sua peregrinazione verso l’eterna beatitudine.” (GS 21)
E’ Gesù risorto che predica, amministra i sacramenti e dirige e ordina il popolo del Nuovo Testamento per mezzo dell’eccelso ministero dei vescovi!!! E’ questa la prima e profonda identità del vescovo: rappresentare Gesù crocifisso e risorto che rivela il Vangelo, che immerge nella vita trinitaria e costruisce la comunità ecclesiale proprio come Michelangelo l’ha dipinto sulla volta della Cappella sistina … sotto la quale da secoli vengono eletti i successori di Pietro!

La triplice bellezza dei vescovi:

Il vescovo ha un triplice ufficio-ministero:

  • predicazione-insegnamento:donare la parola di Dio, raccontare la storia della salvezza

  • santificare: rendere partecipe della vita trinitaria ed umana di Gesù attraverso i sacramenti

  • governo: grazie alla parola e la partecipazione alla vita trinitaria costruire la comunione d’amore tra i credenti.

I tre uffici son a servizio di tutta l’umanità e di ogni uomo per realizzarlo in pieno e renderlo interamente partecipe della vita divina ora e sempre.

Per la riflessione:

  • Quali sono le nostre esperienze con presbiteri e vescovi in positivo e in negativo?

  • Se sapessi che nostro figlio deve diventare vescovo come lo educheremmo?

  • Come ci immaginiamo la collaborazione tra famiglia e parroco a livello parrocchiale e tra vescovo e famiglie a livello diocesano?


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