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Discorso di Maria Vittoria Fumi

Eventi > Bassorilievo P. Taddei

Sassari 27 settembre 2014  -  Chiesa di S. Agostino

Quando due o più persone che hanno conosciuto P. Taddei prendono a parlare di lui, i ricordi emergono accompagnati dal sorriso:
è la gioia, il sentimento che per primo emerge al ricordo di P. Giov. Serafino Taddei. La gioia che l’incontro con quel sacerdote ha suscitato dal primo momento, che ha accompagnato la relazione e che è rimasta, evidentemente profonda, nel cuore di ognuno.
Questa gioia, nata da subito e sempre ed ancora viva, è frutto dell’essersi sentiti prontamente accolti e tanto amati. (A me ha sempre colpito il fatto che ciascuno parli del suo rapporto con quell’uomo-sacerdote come fosse stato particolare, privilegiato, quasi unico. Eppure era così per tutti)
P. Taddei sapeva arrivare al cuore; a volte, magari, può non essere stato capace di capire il vero problema di una situazione, né di cogliere il bisogno di fondo, eppure le persone si sentivano amate. Perché realmente lui condivideva la difficoltà o la sofferenza e cercava di stare vicino.
Chi lo incontrava per la prima volta poi ritornava a cercarlo perché quell’accoglienza affettuosa e senza pregiudizi infondeva fiducia e prometteva comprensione, guida e sostegno.
E’ questa la gioia per un incontro bello.
Infatti viviamo un senso di bellezza quando ci sentiamo amati e quando sentiamo di amare.
Del nostro Padre Taddei ci sarebbero tanti aspetti da sottolineare e tanti sono stati riconosciuti, anche pubblicamente ( quali il suo sguardo lungimirante).
Ma io credo che questo sia, appunto, il più bello: saper arrivare al cuore dell’Uomo.
A coloro dei presenti che non l’hanno conosciuto dico di pensare a Papa Francesco e sono certa possono anche loro capire chi è stato P. Giov. Seraf. Taddei: immaginare l’autenticità della parola, del gesto, del comportamento..
Comunque in questa specifica circostanza è primario sottolineare che ogni iniziativa, ogni opera compiuta da P. Taddei nascevano dal suo rapporto con Dio e in modo preciso dal suo essere sacerdote di Gesù.
La sua visione della vita, dell’Uomo e della Donna, del creato tutto prendeva luce dalla Fede in Dio.
Amava ognuno e ogni cosa in Dio.
(Per questo era in grado di vedere le relazioni tra gli accadimenti della storia e di scorgere in anticipo le evoluzioni culturali e sociali e i successivi accadimenti)
Nel raccoglimento, nella preghiera e nel silenzio chiedeva, cercava e aspettava ispirazione, guida e forza.
Tutto quanto P. Taddei ha fatto lo ha fatto con animo e passione sacerdotali.
Il suo lavoro era orientato tutto a costruire la Comunità Ecclesiale. Per la Pasqua del 1969 scriveva: “ Non vorrei avere che un solo pensiero ed una sola aspirazione: il Bene di tutti e fare di questa nostra parrocchia una effettiva comunità.”
Questo aspetto è detto molto bene nel libro che il C.P.F. ha pubblicato in occasione dei trent’anni dell’associazione. ( di ciò ne va riconosciuto il merito a chi ha saputo coglierlo attraverso le varie testimonianze e documenti e quindi esporlo con ordine e precisione.)
Oggi, in breve, sottolineiamo l’Amore e il lavoro di P. Taddei per la Chiesa: Comunità umana in cammino verso l’unità in Dio. Vedeva la Chiesa come dovrebbe essere: popolo che segue Cristo, comunità fondata sulla fraternità, la condivisione, il dono, che in Dio si fanno comunione, Unità; ma anche vedeva la difficoltà del cammino, la mancanza di consapevolezza del bisogno di essere salvati, le sofferenze della vita, i limiti di ogni creatura, le sue paure, gli sbandamenti, nonché l’anelito profondo all’amore e alla felicità.
Le iniziative pastorali in 40 anni come parroco sono state tante. Tutte orientate a promuovere lo sviluppo umano, della personalità, della spiritualità , come si è espresso di recente Papa Francesco. Lui lo diceva così: “ Noi si deve aiutare l’Uomo ad essere Uomo, poi la Grazia di Dio fa il resto”.
E’ dentro tale visione e azione pastorale che P. Taddei ha dato vita al C.P.F..
Era a lui chiarissimo il profondo e stretto legame, l’interdipendenza tra Famiglia e il Bene dell’Uomo. Scrisse anche di ciò in vari modi e momenti. “Amore- Maternità- Famiglia sono valori perenni e prezioso patrimonio di ogni società che non voglia perire.”
Nel concreto da parte sua traduceva questi convincimenti nelle situazioni spicciole , cercava nella quotidianità di favorire comunione, di costruire comunità. Ecco, se accadeva una nuova conoscenza tra due persone, poi, a ciascuna diceva i pregi dell’altra. Anche nelle famiglie faceva così o tra gli amici: col marito sottolineava le qualità della moglie, con la moglie quelle del marito; ai genitori quelle di ciascun figlio, ai figli quelle del babbo e della mamma; all’amico quelle dell’amico.
I limiti, i difetti erano richiamati in genere con l’umorismo e talvolta anche con lo scherzo. Gli piaceva scherzare e la sua risata schietta e sonora è un bel ricordo di lui. Diceva di diffidare molto delle persone che non ridono mai.
Comunque, quando era il caso, in privato, diventava severo e richiamava con fermezza.
Quando accadevano malintesi, sgarbi, offese proponeva sguardi di benevolenza, sforzi di superamento, perdono.
In ogni occasione, di gioia o di difficoltà o di dolore invitava e guidava alla condivisione concreta e partecipata. Richiamava in vari modi a farsi carico gli uni degli altri (Come san Paolo). Così sono nate e cresciute tante belle relazioni e tante amicizie.
Lui avrebbe voluto arrivare a tutti, visitava gli anziani e gli ammalati. Affermava che un giovane sacerdote prima che avere il compito di formare altri giovani, dovrebbe fare esperienza pastorale presso gli anziani e gli ammalati.
Il giorno delle prime comunioni conduceva i bambini dalle mamme anziane e sole della parrocchia per portare un fiore e un dolce. Non potendo raggiungere tutti contemporaneamente in particolari momenti, scrisse tante lettere ai suoi parrocchiani; talvolta considerava: ” Magari i più neanche le leggono.”. Ma continuava a fare la sua parte, lasciando a Dio far fruttificare.
Ripetiamo ancora che tutto fondava sul rapporto con Dio. P. Taddei pregava molto:” Se non ci si sbuccia le ginocchia non si conclude nulla!”
Ma, poiché per essere sempre disponibile lavorava nello studio al pianterreno del convento lasciando la porta solo accostata, succedeva che veniva interrotto spesso e magari qualche giorno, avendo ricevuto o confessato molte persone, non riusciva a pregare abbastanza. Allora si alzava nelle “ ore piccine” (come chiamava le 2 e le3 della notte) e scendeva in chiesa per stare davanti a Gesù eucaristico ( se ne accorsero i suoi confratelli).
Data la sua visione chiara e corretta di Chiesa sempre apprezzò e anche favorì, secondo le circostanze che gli si presentarono, l’espressione dei vari carismi che la spiritualità cristiana continuamente suscita nella storia. Di fronte alle solite critiche di qualcuno verso questo o quell’ambito ecclesiale non consono ai propri gusti, egli diceva:” E’ peccato ostacolare i doni dello Spirito”. Guardava ai frutti.
Cercava di far capire che nella Chiesa c’è la ricchezza della varietà e della diversità e che lo Spirito di Amore ricompone la diversità in Unità, come deve essere nella famiglia, secondo il comandamento di Gesù; che non sono strade diverse, ma mezzi diversi per percorrere la stessa strada e per raggiungere la stessa meta.
Ha lavorato molto anche per restaurare ed ampliare questo edificio di culto. Nel suo scritto del 30 Maggio 1991 (voluto, poi, da lui stesso come suo testamento) dice :”…Ho amato anche la chiesa come luogo di preghiera. E’ la casa comune e deve essere degna del suo servizio ed accogliente per tutti.”
Forse tra i presenti non tutti sanno che quando arrivò a Sassari nel 1950 l’edificio era in condizioni pessime, il portico non esisteva, il vecchio convento fu abbattuto e ricostruito il nuovo. Lui però era povero, vestiva con abiti e scarpe donatigli, spesso dopo il decesso di qualcuno. Come parroco chiedeva per i poveri e per le opere parrocchiali ( anche su questo ci sono state testimonianze).
Pertanto, fissare il ricordo di quel sacerdote in questa chiesa con questo bassorilievo e con poche e povere parole è semplicemente un minimo atto giusto.
A dirla con Papa Francesco, il nostro Padre Taddei è stato un sacerdote con l’odore delle pecore: le guidava aprendo e illuminando la strada con la parola di Gesù, stava in mezzo: uomo in cammino con i fratelli e figli in cammino verso il Padre, e stava anche indietro. Infatti anche lui diceva che spesso i laici hanno buon fiuto per individuare piste favorevoli.
 Infine, non possiamo non fare almeno un accenno agli ultimi mesi di vita di P. Taddei. Ci sarebbero tanti episodi da raccontare. Ora qui ricordiamo che fu la Fede a sostenerlo quando capì la gravità del suo stato. A Lourdes lo vedemmo uscire dal bagno con un sorriso che lo trasfigurava: aveva ricevuto certamente Grazia e aveva detto il suo Si. 
Colpito da afasia, mano -mano tutte le parole vennero meno, gliene rimase una : quella, appunto, dell’accettazione e dell’offerta: SI; offerta per tutti.
Mentre voleva che coloro che gli stavano vicino pregassero, lui ripeteva “Si”.
Possiamo chiudere affermando che “ avendo amato i suoi li amò sino alla fine” come Gesù.
Pensando a tutto ciò e soprattutto a quanto si dovrebbe ancora riconoscere, la gioia di quella esperienza umana in Cristo non può che dare vita alla gratitudine.
In tanti siamo stati grati a lui in vita. Tutti dobbiamo esserlo ancora, perché ciò che ha seminato è nelle persone e anche nelle cose che ha lasciato.
Ma la gratitudine va innanzitutto e soprattutto a Dio, con la preghiera che Gesù stesso ha raccomandato: “ Signore, suscita nelle Tua Chiesa, per tutto il mondo, santi sacerdoti”.

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