Le tre premesse d'oro per l'autentica....
LE TRE PREMESSE D'ORO PER L'AUTENTICA ATTUAZIONE DELLA CELEBRAZIONE DEL COITO
Avendo meglio approfondito e visto più da vicino la preziosità del nostro corpo e la sua unità profonda con la nostra anima possiamo ora entrare nelle profondità umane delle nozze cristiane.
Il Concilio ha trovato espressioni splendide che evidenziano quanto avviene nell'intimità coniugale. Sottolinea che l'atto coniugale grazie all'amore è "diretto da persona a persona", "abbraccia il bene di tutta la persona" e "pervade tutta quanta la vita dei coniugi".
L'accento è messo sulla totalità della vita che viene donata e ricevuta nell'intimità coniugale.
A) L'unione sessuale - evento/azione che trascende l'essere umano
Prima di vedere come si attua la totalità di questo dono conviene considerare le premesse che la rendono possibile ed autentica.
E' lo stesso atto sessuale che nel suo dinamismo svela le decisioni previe necessarie per renderlo veramente ciò che è.
E' tipica dell'unione sessuale, se vissuta con vero amore, la percezione della totale appartenenza all'altro percepita in modo reciproco. E' la felicità stessa dell'unione, sentirsi nell'altro e sentire l'altro dentro di sé. Questa reciproca inabitazione si percepisce sia fisicamente sia emotivamente sia dal punto di vista esistenziale.
E' naturale per chi si dona sentire sua tutta la vita della persona amata, e desiderare profondamente che tutta la propria vita sia considerata e sentita "sua" da parte della persona alla quale si unisce.
Queste intime percezioni, privilegi ineffabili della vita coniugale, richiedono per poter essere vere e non solo sentite, una capacità particolarissima nelle due persone che si uniscono.
Se sentono che si donano a vicenda tutta la loro vita devono avere prima la capacità di potersi donare tutta la propria vita. E' la profondità naturale dell'unione sessuale che richiede questa capacità. Ma l'uomo è capace di donare veramente tutta la sua vita?
Per nostra esperienza possiamo dire che la vita non l'abbiamo né creata noi stessi né data a noi stessi. Per noi la vita è essenzialmente dono.
Come non ci siamo data la vita, così non ce la possiamo togliere (il suicida s'illude: stacca solo il corpo dalla sua anima e poi si ritrova di nuovo con la sua anima … in vita). A partire da questi fatti dobbiamo confessarci che non siamo padroni assoluti della nostra vita. Cene è concesso il godimento, la gestione e l'amministrazione.
Ma ciò che non possediamo totalmente, non possiamo neanche totalmente donare. Posso regalare oggetti che posseggo. Prendo un libro tutto intero e lo regalo tutto intero a un amico. Compro una casa tutta intera e la regalo ai miei figli, tutta intera dalle fondamenta fino ai tetti.
Lo posso fare perché questi oggetti mi appartengono totalmente. Potrei farli sparire nel nulla se volessi.
Con la mia persona non posso fare la stessa cosa. Mi trascendo. Sono più grande della mia capacità di possedermi e anche di conoscermi interamente. Perciò siamo misteri a noi stessi.
L'unione sessuale però richiede il dono totale di me e dell'altro perché me lo fa veramente sentire. Se non fosse possibile la totalità di questo dono reciproco, il sentimento più genuino, la gioia più intima dell'unione sessuale sarebbe un inganno.
Come posso ottenere questa capacità del dono totale?
Solo chi dona la vita a me e ne è il Creatore ha il potere di donare la mia vita intera a un'altra persona. E lui solo mi può conferire il potere di ricevere una vita intera da un'altra persona.
Possiamo cogliere con meraviglia come la profondità dell'atto sessuale rivela la necessità dell'azione di Dio in esso. L'atto sessuale è un'azione umana che trascende le stesse capacità dell'uomo. Per questo motivo dà anche origine a un piacere così "e - statico", che lo porta quasi fuori di sé. E' un'azione, un evento che due persone non possono compiere da sole per la grandezza di ciò che avviene in questa intimità ineffabile.
Perciò possiamo giungere a questa affermazione apparentemente paradossale.
Senza Dio non si può fare bene l'amore.
E' la stessa unione sessuale che richiede l'intervento di Dio affinché possa essere vero ciò che fa sentire: l'appartenenza totale reciproca di due persone intere.
Siamo letteralmente nelle mani di Dio. Il nostro essere, la nostra esistenza dipende dal "si" che ci dice liberamente ed amorosamente in ogni momento. Lui ha il dominio totale sulla nostra vita. Ne ha deciso l'inizio e solo per grazia sua non vuole la sua fine!
In questa luce unirsi a un'altra persona senza essere donato ad essa da Dio significa imbrogliarsi perché non si attua veramente ciò che si sperimenta.
Come si coinvolge Dio praticamente nell'attuazione dell'unione sessuale? In che modo conferisce a due persone il diritto, il potere e il dovere di donarsi interamente l'uno all'altro?
Da quando Dio si è incarnato e vive tra noi con nome Gesù, ha voluto creare la Chiesa per agire in essa sui diversi livelli della vita umana. In modo particolare Cristo agisce nei suoi sacramenti. Uno di questi è proprio il sacramento del matrimonio.
E come in ogni sacramento è Lui stesso, Cristo crocifisso e risorto il protagonista, vale a dire attua ciò che il sacramento significa a modo di celebrazione.
Per Gesù questa è una verità ovvia. Ne parla con chiarezza: "Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non separi." Per lui l'unione sessuale tra l'uomo e la donna è una congiunzione che opera Dio.
Nella celebrazione del matrimonio Dio offre all'umanità la possibilità di vivere l'unione sessuale nel modo più genuino possibile. In questo sacramento lui stesso dona gli sposi l'uno all'altro.
Conferisce a loro nella sua persona il potere e la capacità di donarsi interamente alla persona amata e di ricevere la persona amata interamente in dono. Vedremo meglio la grandezza di questo mistero nel capitolo sull'altezza divina delle nozze.
Vista l'unione sessuale in quest'ottica siamo costretti ad affermare che essa si può attuare nel modo più autentico solo nel sacramento del matrimonio perché in esso Dio stesso incarnato in Cristo Gesù celebra il dono e la comunione reciproca degli sposi e con gli sposi.
Perciò la stessa esperienza di dono e d'appartenenza totale di tutte le due vite coinvolte nell'intimità della celebrazione del coito manifesta l'esigenza della premessa "Dio" e in modo più aggiornato, della premessa "Gesù nella sua Chiesa".
B) Il dono incondizionato del tempo nel consenso matrimoniale
Oltre a questa premessa autentificante per l'atto sessuale, è sempre la stessa esperienza dell'unione intima a chiedere un'altra decisione previa al compimento del coito.
La totalità del dono e dell'appartenenza reciproca non solo presuppone la capacità del donarsi interamente, ma anche la durata incondizionata del dono e dell'appartenenza. Ai due non basta sentirsi dire "sei mio/a", ma la percezione di comunione intima vuole un "per sempre".
Anche la stessa pratica sessuale di chi non tiene conto della vita cristiana, ma che prova sincero amore per il proprio fidanzato, può confermare quest'esigenza intrinseca dell'esperienza sessuale.
Se un ragazzo dicesse alla sua ragazza: "Facciamo l'amore stasera e domani ti lascerò." possiamo immaginarci la reazione della ragazza …. L'atto sessuale autentico chiede la durata della relazione.
Di nuovo la profondità dell'atto sessuale rimanda le persone coinvolte al mistero della propria vita e le pone questa domanda: Potete garantirvi a vicenda il durare del vostro rapporto per sempre come ve lo fa percepire l'intima unione?
"Per sempre" vuol dire "tutto il mio futuro, incluso il presente". E' una questione di tempo.
Di nuovo si pone una domanda simile a quella in relazione alla prima premessa. Ho io il potere di
donare il mio tempo a qualcuno o a qualcosa? Se guardiamo la nostra esperienza quotidiana possiamo rispondere tranquillamente con "si". E' proprio il tempo uno degli ambiti in cui possiamo attuare maggiormente la nostra libertà.
Posso regalare ore a questa persona o giorni a questa attività. Lo facciamo senza essere consapevoli del potere magnifico che presuppone. Ma proprio di questa mirabile libertà ho bisogno per poter donarmi autenticamente alla persona amata nell'intimità sessuale.
Io posso donare il mio tempo. Non mi posso donare in senso assoluto ma mi posso donare attraverso il tempo e lo spazio che è sempre correlativo al tempo.
Se sto ora e qui con questa persona la rendo partecipe della mia vita attraverso il tempo e lo spazio che le dono.
Dall'intensità del rapporto dipende quanto il dono del mio tempo e del mio spazio è anche dono della mia vita. Non è la stessa cosa donare il mio tempo e il mio spazio all'impiegato delle poste che mi aiuta allo sportello o donare il mio tempo e il mio spazio alla persona amata nell'intimità coniugale.
Dopo aver preso un po' di confidenza con il mio rapporto con il tempo e lo spazio possiamo arrivare a questa conclusione.
Siccome la percezione intima e genuina del coito richiede un rapporto che dura per sempre l'uomo dovrebbe avere la possibilità di donare all'altro tutto il tempo che ha a disposizione, altrimenti dovremmo di nuovo accusare quest'esperienza umana così centrale e fondante per l'umanità di suscitare sentimenti utopistici e irrealizzabili.
L'essere umano ha una possibilità di donare il suo futuro, tutto il suo futuro: la promessa.
Questa capacità di donare il tempo e lo spazio all'altro in modo durevole, cioè anche nel futuro, è una capacità umana fondamentale che sta alla base di qualsiasi convenienza umana di un certo livello sociale, culturale o economico.
Sul livello sociale questa capacità si attua attraverso il contratto. Un contratto di lavoro è una promessa reciproca tra dipendente e datore di lavoro di donarsi tempo e spazio futuri. Con la mia firma, che rappresenta il dono della mia persona, si attua questa promessa.
L'intimità sessuale richiede per la sua particolare intensità di comunione un contratto, una promessa del tutto particolare che si chiama consenso matrimoniale. E' l'incondizionato dono di tutto il tempo e di tutto lo spazio che ho a disposizione alla persona che amo.
Con il consenso matrimoniale regalo al fidanzato il mio futuro. In questo modo autentifico e mi aggiorno alla natura dell'intimità sessuale che richiede il "per sempre".
Senza questa promessa non sono ciò che pretendo di essere nell'atto sessuale, vale a dire "dell'altro per sempre". Imbroglio a chi faccio sentire un "per sempre" senza volerlo effettivamente.
Così siamo giunti al consenso matrimoniale come seconda premessa per l'intimità sessuale anche essa richiesta intrinsecamente dalla natura stessa del coito.
C) Principio possibile di una nuova vita
Contemplando ancora più da vicino la natura dell'atto sessuale possiamo notare che l'apice del piacere sessuale nell'uomo coincide esattamente e misteriosamente con l'emissione del seme.
Per due che si amano nell'intimità, l'unione completa implica il dono del seme da parte dell'uomo e l'accoglienza del seme da parte della donna. L'atto sessuale include per sua natura il dono dello sperma maschile.
Anzi, per l'uomo l'emissione del seme è essenziale per il raggiungimento del piacere massimo.
Possiamo dire che ogni unione sessuale culmina nel piacere estatico del dono e dell'accoglienza del seme (anche se nella donna il piacere massimo appare più come un abbraccio di tutto l'evento intimo senza per forza essere concentrato sull'accoglienza del seme). E' un fatto biologico ed erotico difficile da negare. Le conseguenze sono vertiginose.
Il dono e l'accoglienza dello sperma implicano la possibilità di una terza vita. Ogni atto sessuale completo per sua natura potrebbe dare origine a una nuova vita.
Emerge un legame strettissimo tra unione sessuale e vita che volentieri si tende a trascurare o che si percepisce come un peso. L'atto sessuale per sua natura non è solo l'unione di due persone ma la possibile origine di una terza persona. Si tratta di una possibilità non di una necessità. Il mistero della vita si sottrae al nostro fare già nella sua origine.
Ma questa possibilità ha delle profonde implicazioni per l'attuazione genuina del rapporto sessuale.
Mentre le prime due premesse intrinseche all'unione fisica si basano più su evidenze di percezioni (sentirsi totalmente dell'altro e per sempre), qui è l'evidenza di un fatto biologico (l'emissione e l'accoglienza del seme) a richiedere una terza premessa per la genuinità intrinseca dell'atto unitivo: l'apertura a una terza vita.
La possibilità d'essere origine di una nuova vita richiede dai due che si uniscono l'apertura a una terza vita, altrimenti non vogliono veramente ciò che fanno. Non sarebbero in sintonia con ciò che compiono.
Può persino diventare un criterio per valutare se due persone psicologicamente sono pronte a fare l'amore (varrebbe anche per le altre due premesse).
Quando ognuno dei due ama così tanto la propria vita e la vita dell'altro da desiderare una terza vita come quella che loro stanno vivendo, la coppia in rapporto a questo aspetto del coito, può considerarsi interiormente pronta per compiere l'atto sessuale. Se manca questo desiderio non è ancora all'altezza di quest'atto.
Converrebbe volere crescere in amore prima di dirsi con le azioni qualcosa che con le intenzioni si nega. Questa incoerenza fa male all'amore.
Le tre premesse prese in considerazione potremmo chiamare le tre premesse d'oro della vita intima. Ne garantiscono l'attuazione autentica e fanno essere l'unione sessuale veramente ciò che è: l'atto d'amore più grande che l'essere umano può compiere.
Allo stesso momento svelano il perché dell'intensità ineffabile del piacere sessuale. Si tratta del dono di due vite intere che si aprono a una possibile terza vita.
E' la preziosità di queste tre vite ricevute in dono che sprigiona tutta questa gioia a cui attuazione lavora tutta la chimica e psicologia erotica nel nostro organismo. Ma ancora un'altra causa di questo grande piacere abbiamo intravisto: E' Dio stesso che rende gli sposi partecipi alla gioia che lui ha di donare due persone l'una all'altra celebrando nella loro unione la sua natura più intima: l'Amore.
Inoltre è anche partecipazione alla gioia infinita che gli procura la creazione di un nuovo essere umano.
Cosi abbiamo potuto intuire in un primo sguardo d'insieme la pienezza, la tridimensionalità del piacere sessuale: la sua profondità nella totalità del dono, la sua larghezza nella sua apertura verso la discendenza e la sua altezza nel ruolo centrale che Dio occupa nell'attuazione dell'unione sessuale.
Sono tutti ingredienti essenziali per fare veramente l'amore senza fingere.
Potremmo dire che per Dio non esiste un autentico piacere sessuale che non sia profondamente sacramentale e viceversa solo nel sacramento si attua veramente la vita sessuale in tutta la sua ricchezza.
Fuori del sacramento l'atto sessuale non è alla sua naturale altezza, profondità e larghezza.
Domande per la riflessione personale e in coppia:
Quali sono le percezioni più preziose che mi/ci offre l'unione coniugale? Le comunico al mio coniuge? Che influsso hanno queste percezioni sulla vita della coppia?
Che ruolo attribuisco a Dio nella vita intima? Come lo credo/penso/sento presente? In che modo lo ritengo necessario per la verità della comunione sessuale?
La consapevolezza che l'altro mi ha dato veramente tutta la sua vita migliora la qualità del rapporto sessuale? In che modo?
In che modo arricchisce l'apertura alla vita l'esperienza sessuale? Il pensiero di un possibile figlio è o è stato un peso o un approfondimento dell'intimità coniugale?