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Limmagine di me stessa/o

Conversazioni 2006/2007

 

L'IMMAGINE DI ME STESSA/O


La relazione della coppia è come filtrata attraverso l'immagine che ognuno dei singoli coniugi ha di se stesso. Dall'idea che ho del mio corpo , delle mie membra, delle mie parti intime sarà molto condizionato la vita intima.
Dall'idea che ho delle mie emozioni, dei miei sentimenti, dei miei pensieri, delle mie parole, della mia vita quotidiana sarà segnato profondamente il dialogo nella coppia. Se non ne ho una considerazione positiva poco ne comunicherò all'altro.
L'immagine che ho del mio futuro influirà molto sui progetti della coppia. Il concetto del mio passato può frenare o favorire il mio impegno nella vita nuziale. L'idea che dell'uomo e della donna in generale fa la sua parte nella relazione coniugale. Tanti aspetti in questa luce si potrebbero aggiungere.
Buona parte della qualità ed autenticità della nostra vita dipende dall'immagine che nutriamo noi di noi stessi.
Potremmo subito chiederci perché abbiamo bisogno di un'immagine di noi stessi?

La relazione tra il nostro essere e l'immagine di noi stessi

Notiamo che è difficile conoscersi veramente fino in fondo, anzi è proprio impossibile. La nostra vita e la nostra persona, il nostro essere è talmente ricco che ci eccede. La nostra capacità conoscitiva non è in grado a cogliere tutta la pienezza del nostro essere fisico, psichico e spirituale. Siamo troppo ricchi per noi stessi.  
A qualcuno questa esperienza genera angoscia o ansia perché vorrebbe potersi controllare fino in fondo in modo da non dover affrontare sorprese nella vita.
Nella luce della fede questa verità ci svela con quale ricchezza immensa Dio ha dotato il nostro essere. Talmente complesso è il nostro essere che non basta tutta la fase terrena della nostra vita per esploralo.
Se colto dalle mani di Dio questo nostro essere non fa più paura ma diventa motivo di stupore, di riconoscenza, di continuo approfondimento e d'aumento d'amore e di gioia.
E' in questa sproporzione tra ricchezza donata del nostro essere e limitatezza della nostra intelligenza che nasce la necessità della costruzione di un'immagine di noi stessi per poter entrare in contatto con noi stessi, per conoscerci sempre meglio, per poterci amare più profondamente e per poter gioire più cordialmente di noi stessi come opera di Dio e nostra!
Da questo punto di partenza potremmo subito affermare un principio fondamentale e vitale per lo sviluppo dell'immagine di sé. Non potrà mai essere completa in sé.
L'immagine di me per sua natura deve essere sempre aperta al mio essere e perciò in continua crescita. Ha bisogno d'essere costantemente aggiornata. Si tratta perciò d'un'immagine molto trasparente e dinamica, non opaca e statica. Sarebbe proprio nella sua natura più intima di favorire il contatto con il mio essere così come è veramente.
E' un'immagine profondamente in relazione a ciò che sono oggettivamente. In questo starebbe il criterio di qualità per l'immagine che ho di me: fino a che punto mi mette realmente in relazione con il mio essere.
L'esperienza corrispondente del combaciare tra immagine di me e mio vero essere è la gioia. Comunque il rischio di rinchiudersi nella propria immagine di se stesso è piuttosto alto.
Da qui sorge la domanda centrale: come posso conoscere veramente me stesso in modo da poter rendere l'immagine di me sempre più aperta a ciò che sono veramente? Preziosissimo è lo studio della vita e della realtà che noi siamo e ci circonda.
L'esperienza ci rivela sempre di più a noi stessi, così il lavoro, soprattutto il coniuge, i parenti e gli amici.
Ma potrei avere anche un coniuge meraviglioso e 1000 amici che mi conoscono benissimo tutto ciò che mi potrebbero dire di me non esaurisce la ricchezza del mio essere!
Solo uno mi conosce fino in fondo. Colui che mi ha progettato e creato e che ora mi vuole nell'essere. Dio è l'unico vero responsabile per la mia esistenza. Lui ora mi fa esistere con questo corpo e con questa anima. Lui mi vuole proprio così in questa unità misteriosa spirituale-corporea.
Per quest'intimità diretta con il mio essere lui vede immediatamente come sono veramente. Anzi è proprio lui che ora in questo momento mi conferisce il mio essere con tutta la sua ricchezza.
Se lui mi fa essere così come sono e mi vede ora come sono è il migliore informatore ed "aggiornatore" dell'immagine che nutro di me.
Che cosa dice Dio del mio essere?

  • 26) E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".

  • 27) Dio creò l'uomo a sua immagine;  a immagine di Dio lo creò;  maschio e femmina li creò.

  • 28) Dio li benedisse e disse loro:  "Siate fecondi e moltiplicatevi,

            riempite la terra;" (Genesis 1, 26-28)

La natura più intima dell'uomo è "essere immagine di Dio".
Ecco perché la ricchezza del nostro essere è così grande: perché assomiglia a Dio stesso.
La nostra persona nella sua unità di anima e corpo è immagine di Dio. E' questo il mistero più intimo che lo pervade dappertutto: assomigliare a Qualcuno. Desideriamo sempre ad assomigliare in modo consapevole o inconsapevole ad assomigliare a qualche modello.
Finché quel modello non è Dio in persona ci consideriamo sotto la nostra vera dignità e viviamo molto condizionato da chi a cui vogliamo essere simile.
Per la formazione dell'immagine di noi stessi possiamo perciò affermare: quanto più capiamo che cosa voglia dire essere immagine di Dio tanto più la nostra immagine di noi stessi corrisponde al nostro vero essere.
Il primo capitolo della Genesi fa capire molto bene e molto concretamente cosa voglia dire essere a immagine di Dio, assomigliargli. Dio crea con la sua parola tutto l'universo e lo benedice.
Così è Dio, perché come si comporta così è e come è così si comporta. In Dio, infatti, essere ed agire coincidono. Perciò realizzare l'immagine di Dio che siamo significa comportarsi come si comporta Dio: Creare con la parola e benedire quanto abbiamo creato. In che modo?
Siamo "concreatori" con Dio di noi stessi sul livello dell'immagine. Affinché Dio possa creare con la sua parola e dire bene tutto l'universo e perciò farlo esistere prima deve pensare bene e volere bene l'universo nella sua mente. In un modo simile per poter benedire ciò che Dio ha creato noi prima nella nostra mente dobbiamo riconoscere la sua bontà, il suo valore, poi possiamo volerlo, gioirne e benedirlo.
Nella misura in cui conosciamo bene, vogliamo bene, sentiamo bene e benediciamo tutto il creato, noi stessi inclusi, assomigliamo Dio e soprattutto cominceremo benedire Dio stesso nella misura in cui scopriamo la meraviglia della sua creazione.
Così creiamo realmente un'immagine sempre più vera di Dio, del mondo e di noi stessi in noi stessi. E Dio così come è in sé, il mondo come è in sé ed io come sono nel mio essere diventerà sempre più Dio per me, il mondo per me ed io stesso conoscibile e fruibile per me stesso.
L'apertura e l'amore verso tutto il mondo, la terra, l'acqua, l'aria, il fuoco, le piante, gli animali, gli angeli è fondamentale per avere una immagine più vera possibile di me stesso.
Io sono, infatti, un microcosmo, un piccolo mondo in cui si incontrano tutti i livelli dell'essere dagli atomi fino allo spirito. Benedire tutto questo vuol dire assomigliare a Dio, essere a sua immagine.
Dire bene di noi a no stessi è la chiave nascosta della realizzazione più profonda della nostra persona, vuol dire imitare ciò che Dio fa nei miei confronti: benedire ilmio essere e le mie azioni buone … 24 ore su 24.   

Formazione della mia immagine di me stessa/o

Possiamo notare che sin dalla più tenera infanzia la formazione della propria immagine è di vitale importanza. Molti disturbi motorici e anche sul livello conoscitivo (p. es. dislesia) derivano da una mancata elaborazione dell'immagine corporea di me stesso.
Se non riesco a cogliere bene il mio corpo in rapporto a ciò che mi circonda non riesco ad orientarmi né fisicamente né interiormente. Da qui potrebbe sorgere la domanda che consapevolezza ho del mio corpo come aspetto integrante della mia persona e del mio essere?
Ma prima di dedicarci a questa domanda cruciale conviene ammirare come Dio ha predisposta la famiglia per poter far fare al neonato l'esperienza della benedizione originale, del'essere a immagine di Dio.
Quando nasce un bambino diventa per un certo periodo - finché non comincia a combinare dei guai - l'oggetto esclusivo di lode e di benedizione dei propri genitori, parenti ed amici.
O quanto è bella o quanto è grande o quanto è intelligente. Ogni aspetto del suo essere fisico psichico e spirituale è degno di essere elogiato e benedetto. Sia l'essere, ogni parte del corpo, l'espressione del viso, la forma delle membra, il colore dei cappelli sia le sue azioni - già parla, già cammina, già fa la pipì, già sorride, già cresce - vengono accolti con una benevolenza incondizionata.
I genitori davvero rappresentano in questo periodo iniziale in modo ineffabile Dio per il proprio bambino. Fanno sperimentare al piccolo l'esperienza originale dell'umanità: che tutta la sua vita è degna di essere benedetta. "E vide che era molto buono, bello, profumato ben proporzionato".
Questo esperienza di benedizione viene profondamente rinforzata dall'amore che nutrono i genitori l'uno per l'altro. Nella misura in cui il bambino percepisce che i suoi genitori si amano coglie l'unione della sua origine.
In questo modo fa esperienza dell'essere voluto e amato attualmente in quanto lui è sempre l'unione dei suoi genitori. Perciò la benedizione a parole raggiunge veramente l'intimità del bambino si nasce da una coppia unita e non disgiunta.
Sarebbe fondamentale integrare questa esperienza originale di se stesso nell'immagine che ho di me stesso. Sia Dio che i miei genitori mi dicono che il mio essere e il mio agire è così prezioso da essere costantemente degno d'essere benedetto.
Come mai perdiamo il ricordo di questa esperienza iniziale che avvolge tutta la nostra unità di anima e corpo, di essere ed azioni?
Quando si verificano i primi contrasti con i nostri genitori facciamo esperienza del non essere benedetti. Anzi ci scopriamo apostrofati come "cattivi", vale a dire non degni d'essere amati.
Dipende molto dai nostri genitori e dalle nostre inclinazione e dalla nostra libertà come integriamo la conflittualità nella immagine di noi stessi.
Succede spesso che le persone si cominciano ad imporsi delle restrizioni per evitare delle ferite future. Il non sentirsi all'altezza di fronte a un saggio a scuola può diventare l'atteggiamento costante di fronte a situazione di difficoltà.
In questo modo si assolutizza un aspetto di un'immagine infantile di se stesso che si porta per anni con sé. Spesso non viene aggiornata alle nuove capacità e possibilità di vita che uno intanto ha potuto sviluppare in se stesso. Così molte persone vivono anche da grandi con condizionamenti infantili o adolescenziali. Riconoscere quando e perché ho iniziato a fidarmi di questo aspetto frenante dell'immagine di me può avere degli effetti molto liberanti.
Un altro aspetto centrale per la formazione dell'immagine di sé è il ruolo che attribuisco a coloro che fanno i veci dei propri genitori. Chi sono le persone d'autorità che influiscono molto su come mi vedo, penso, sento e giudico?
Rischiamo di pensare d'aver bisogno, da adulti di persone che si rassicurano sulla bontà della nostra vita quotidiana, delle nostre scelte, delle nostre azioni, delle nostre qualità fisiche, psichiche e spirituali (vedi su: la nostra natura più intima è assomigliare a Qualcuno).
Il percorso di maturazione, invece, prevedrebbe un altro tipo di consegna d'autorità di benedizione sulla mia vita. I genitori dovrebbero fare capire al giovane che Dio in modo incondizionato benedice la sua vita e perciò lui non ha più bisogno di dipendere da loro o da altri come fonte di lode per la propria vita.
Questa consapevolezza dovrebbe far sì che una persona comincia a dirsi: Se Dio mi benedice, il mio essere fisico-psichico-spirituale quotidiano, il mio passato, il mio futuro e le mie azioni buone, allora anche io posso imitare Dio e imparare a benedire ciò che in me è buono e ciò che di buono compio.
Questo passo è il vero passo per l'essere adulto, maturo, libero.
Vuol dire cominciare a fare esperienza di ciò che vuol dire essere a immagine di Dio. La persona che sa benedire se stessa e crede nelle proprie benedizioni contribuisce maggiormente all'aggiornamento dell'immagine di sé in quanto la rende sempre più vera, più aperta e più in comunicazione con il proprio essere.
Il mio proprio essere più vero è il mio essere benedetto da Dio. Se non comincio a benedirlo anche io consapevolmente e con gioia il mio vero esser mi rimarrà nascosto!


Cristo risorto aggiornamento definitivo della mia immagine


Nella sua risurrezione Cristo ci offre l'aggiornamento più preciso e concreto della nostra immagine di noi stessi.   
Glorificando tutto il nostro corpo e tutta la nostra anima, glorificando l'unità del nostro corpo con la nostra anima ci fa vedere come possiamo pensarci, amarci, gioire di noi stessi.
Ogni aspetto del nostro essere è glorificabile.
Gesù personalizza questa rivelazione nei sacramenti: Nel battesimo viene ad abitare con il suo Spirito nella nostra anima e nel nostro corpo.
Talmente ci benedice da renderci abitabili per Lui e perciò anche per noi stessi. Perciò anche l'immagine che ho di me stesso deve permettermi di abitarmi, cioè di trovarmi a mio agio nella mia vita, nel mio corpo.
Nella cresima benedice le mie azioni. Dice il sì totale alla mia capacità di conoscere, di volere, di sentire e di agire attraverso la collaborazione dei suoi doni.
Nell'eucaristia mi fa sperimentare sensibilmente quanto ha realizzato nel battesimo. Viene con il suo corpo glorioso e aperto nel mio corpo per benedire ciò che il Padre e i miei genitori hanno benedetto in origine della creazione e all'inizio della mia vita.
Nel sacramento delle nozze Gesù stesso celebra con i coniugi la preziosità del loro essere nel modo più intimo e più sperimentabile possibile.
I coniugi possono aiutarsi tanto reciprocamente a ricuperare e a costruire l'immagine benedetta di se stessi che il Padre, i nostri genitori e Gesù risorto ci rivelano e amano: nella misura in cui celebrano le loro vite attraverso la tenerezza intelligente e la passione gioiosa d'ammirazione nell'intimità corporea, affettiva, comunicativa e spirituale.


Per la riflessione personale e in coppia

Alla scoperta dell'immagine di me stessa/o: Quali sono pregi e qualità di me stessa? Che cosa mi piace di me stesso. Che cosa benedico in me e nella mia vita? Che cosa di me mi da fastidio?
Le stesse domande in rapporto al coniuge (scoperta della mia immagine del coniuge) per poi confrontare le due immagini dello stesso coniuge ( la mia e quella che il mio coniuge ha di me).
Come mi aiuta il mio coniuge a migliorare o a peggiorare la mia immagine di me stessa/o?

Come influisce ciò che so di Dio e di Gesù sulla immagine che ho di me stessa/o? Eventi, episodi, incontri esperienze, letture…

Come posso descrivere la storia della formazione della mia immagine di me stessa/o? Persone (modelli o anti-modelli), esperienze, decisioni, gioie, paure, disgrazie, film, letture, …Conosco la storia della formazione dell'immagine di sé del mio coniuge? Potrebbe essere un prezioso tesoro nel patrimonio matrimoniale!


Oggi é e sono le ore - Aggiornato il 30/11/2024

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