Testamento fondatore
Padre Taddei, il pomeriggio del 2 luglio 1991, accorgendosi che veniva a mancargli la parola, si premurò di affidare ad alcuni amici questa lettera.
Raccomandò che fosse conservata e distribuita "dopo" a tutti i parrocchiani e agli amici.
Ogni giorno, o Signore, ti benedico,
ricordo i prodigi del tuo amore.
Congedo.
Ad ogni famiglia e fratello nel Signore.
Questa mia è indirizzata a voi, famiglie e fratelli, di questa Comunità. anche rivolta ai più numerosi che, per la, nascita di nuove comunità parrocchiali o per la modifica dei confini, oppure per trasferimenti o emigrazioni, hanno fatto parte di questa parrocchia. Quanto sto scrivendo riguarda anche loro perché anche verso di loro posso essere venuto meno nei miei doveri ed anche loro, come voi, ho amato. Scrivendovi sono interiormente turbato e commosso. Dopo le numerose lettere che vi ho indirizzato fin dal mio arrivo, questa è l'ultima nella mia qualità di parroco, responsabile diretto delle vostre anime.
Ho pregato e prego ancora chiedendo al Signore di essere vero nei miei sentimenti in questa lettera di congedo.
Se ritenete di leggerla vi chiedo un po' di pazienza perché prevedo che possa essere un pò lunga.
Alla soglia del quarantaduesimo anno di presenza a Sassari come responsabile di questa comunità, sono numerosi i pensieri che si accavallano dentro di me. Lascio la Parrocchia per raggiunti limiti d'età. Sono sereno anche se c'è dentro di me una venatura di sofferenza e di nostalgia.
La Parrocchia viene ora affidata ad un sacerdote domenicano. E' buono, ben preparato nella dottrina e solido nella spiritualità (vita spirituale). Presto lo conoscerete, lo stimerete e lo amerete. Sotto la sua guida spirituale la comunità farà un rapido cammino. Per lui e per voi la mia preghiera ed ogni più denso e cristiano augurio.
Mi precedette come parroco, e fu u il primo, il P. Pio Grassi, il quale fu un apostolo autentico. In momenti di grandi difficoltà, forte della sua fede e della sua carità, aiutato da validi collaboratori, riuscì, con la grazia di Dio, ad impostare una solida comunità e furono sue peculiari virtù la fede, la preghiera, l'amore ai malati, la carità verso i poveri, i bambini.
La sua memoria è ancora viva in quanti l'hanno conosciuto ed ora vive nella Casa del Padre.
L'eredità era difficile. Io venivo da Firenze e non vi nascondo che non venni volentieri. Sapevo però di fare la volontà del Signore. Guardando le cose a distanza di tempo non trovavo difficoltà per pregiudizi, ma perché lasciavo un mondo dove ero ben inserito e dove avevo passato tutti gli anni della guerra e quelli del primo dopoguerra. Lì avevo sofferto ed anche rischiato, lì mi ero abbondantemente speso per gli altri e lì ero legato da salde amicizie ed affetti. Molti rapporti sono ancora vivi.
Ero arrivato ad Olbia il primo febbraio del 1950 e dal sette marzo divenni il nuovo parroco (il secondo) di S. Agostino. In quei giorni mi sentii come schiacciato da un peso enorme. Mi sorressero la fede e la bontà dei molti che mi accolsero con tanto amore. Se fossi tornato indietro ed avessi fatto la mia volontà, in qualunque luogo, il mio lavoro sarebbe risultato sterile e vuoto.
Con quello stesso spirito faccio anche ora, come feci allora. La situazione socio-familiare del nostro ambiente si è radicalmente modificata nel corso degli anni. E' migliorato il livello economico come quello culturale.
Numerose famiglie si sono trasferite in altri quartieri della città, mentre altre hanno emigrato. Sono numerosi coloro che hanno raggiunto la Casa dei Padre ed hanno chiuso i loro giorni nel segno della Fede. Sono i fratelli defunti che con frequenza io stesso ho assistito o che ho accompagnato alla sepoltura. Sono tutti presenti nella memoria e nella preghiera. Se guardo all'indietro per quanto ho fatto, o non ho fatto, mi sento molto povero e vuoto. Penso di aver amato le anime, tutte le anime, ed ho sentito e sento tanta nostalgia per quelle che mi sono state affidate e che sentivo e sento non in perfetta comunione di fede. Darei la vita per loro. Per loro ho sempre tanto pregato.
Sono stato fedele e amo la Chiesa, sposa di Cristo e maestra di verità e di vita. Ho molto sofferto e soffro quando le si gettano addosso accuse ingiuste, dubbi o fango. Ho amato anche la chiesa come luogo della preghiera. E la casa comune e deve essere degna del suo servizio ed accogliente per tutti. Per la Chiesa e per le altre cose per le quali non ho meriti, perché anche altri le avrebbero fatte, devo tanta gratitudine e benedizione ai tanti benefattori vivi e defunti che mi hanno aiutato, Ho anche cercato di sensibilizzare la comunità e, in modo tempestivo, di andarne incontro ai bisogni delle popolazioni colpite da calamità. La risposta e stata sempre immediata e generosa. Sono i tesori riposti nei forzieri del Cielo.
Una particolare attenzione l'ho dedicata alla famiglia, luogo dell'amore fecondo, della fedeltà, primo ed insostituibile ambiente di formazione umana e cristiana. Mi sono preoccupato di difenderla con la ricchezza di valori che porta e di formarla. Non può sfuggire a nessuno, anche con una rapida riflessione come, nel passato come al presente, tutti i tiranni come gli affaristi senza scrupoli, i corruttori, i senza valori e senza ideali, i nemici del sacro e di Dio, i materialisti ideologici e pratici e gli stessi fautori di una certa laicità, hanno tutti un comune denominatore: l'aggressione alla famiglia. I mezzi di oggi sono ancora più sofisticati e lasciano scivolare l'errore, che poi diventa cultura diffusa e dominante. I sostenitori della libertà sessuale, del divorzio, dell'aborto e della stessa eutanasia, che vengono gabellate come "conquiste sociali", in realtà non fanno altro che esaltare e promuovere l'egoismo e l'individualismo. Nulla di più anti sociale. Per quanto il Signore mi darà forza continuerò a servire la famiglia ed i suoi più elevati valori dei quali è portatrice. L'amore è donare, non è prendere o tenere. Su questo fronte non sono stato solo.
Con voi benedico e prego per coloro che hanno lavorato per il massimo bene dell'uomo. Fra i miei più stretti collaboratori non posso non ricordarne due, senza per questo mancare di gratitudine e di buona memoria per gli altri. Sono cui ad esprimere ancora pubblicamente un grato e devoto senso di amore per il costante esempio, l'assidua presenza, l'illuminata guida spirituale, oltre alla preziosa collaborazione del P. Francesco Ramacciotti o.p. mi fu sempre vicino con intelligenza e zelo. Associo ai suo ricordo, grato e benedetto, quello di Fra Giovanni Verona. Fu sempre attento e premuroso per ogni bisogno della Parrocchia e, come P. Francesco, del convento. Chi li ha conosciuti sa che non esagero nel benedire la loro memoria.
Nel corso di questi anni, la Parrocchia, che si estendeva su un vasto territorio, era diventata eccessivamente numerosa e non era più possibile una buona assistenza. Nel nostro territorio sono sorte tre nuove parrocchie: S. Domenico di Caniga (la cui chiesa fu iniziata dal P. Pio Grassi e completata successivamente), quella di S. Vincenzo e quella di S. Giovanni. Bosco. Queste nuove comunità furono affidate a buoni e zelanti sacerdoti che le fanno crescere e camminare nella vita cristiana.
Riprendo il pensiero precedente. Se osservo il presente, come se guardo al passato, si riduce fortemente l'apporto della mia persona ed emerge l'opera spesso silenziosa e non sufficientemente conosciuta ed apprezzata dei numerosi operai della vigna che hanno lavorato con me: il loro contributo ed i loro meriti, sia di coloro che sono vivi e continuano ad operare, come di coloro che hanno già raggiunto la Casa del Padre. Per tutti questi fratelli non sarò mai abbastanza grato e per tutti la preghiera ed il suffragio.
Sono qui davanti a voi con sincerità, senza veli e senza scuse. Se qualcuno ha ricevuto, anche involontariamente, male da me, voglia perdonarmi. lo non ho da perdonare nessuno. E anche possibile che un sacerdote che ha delle responsabilità, non sia sempre compreso e che le finalità di bene che si propone possano non essere comprese o male interpretate. La fiducia soprattutto può portare un contributo in certe situazioni. Anche il sacerdote ha una coscienza che deve rispecchiarsi davanti al Signore. Non sempre i problemi vengono visti nella medesima ottica. In un rapporto fra credenti in Cristo non possiamo non valutare le situazioni che in un rapporto diede comune.
All'inizio di questa mia vi parlavo di una guida che prenderà il mio posto. Vi esorto ancora ad accoglierla con fede. La manda il Vescovo, ed il Vescovo è Gesù nella nera diocesi. Non dubito del suo bene per voi, come non dubito del vostre) per lui. A lui ed a voi non dico soltanto un augurio, ma tanta preghiera.
Alla comunità, che si articola in famiglie e persone, formulo un altro augurio, è il più valido ed il più urgente nei suo realizzarsi. Voglia il Signore suscitare da questa fertile e feconda comunità di amici suoi numerose vocazioni che si spendano a tempo pieno per il bene comune. Grazie per quanto avete fatto per me, compatendomi, perdonandomi e valendomi bene. Vi porto nel cuore. Vi benedico e vi abbraccio ad uno ad uno.
P. Taddei
Listincanu, 29-30 maggio 1991